Solo una coppia su tre ormai decide di sposarsi in chiesa

Martedì 28 Novembre 2017
Solo una coppia su tre ormai decide di sposarsi in chiesa
SOCIETÀ
UDINE Rimangono stabili i matrimoni religiosi e diminuiscono leggermente quelli civili, ma il rapporto ormai è impietoso: solo una coppia su tre, infatti, decide di dire sì in una Chiesa. Dall'altra parte, crescono le unioni civili: a Udine se ne è celebrata più di una al mese. A dare il via è stata, nel maggio 2016, la legge Cirinnà, che ha dato una risposta alle richieste delle coppie omosessuali. Secondo i dati dell'Anagrafe aggiornati al 24 novembre, nel 2016 le unioni delle coppie gay sono state solo 8, mentre nel 2017 sono raddoppiate, arrivando a 17, pari a un decimo dei matrimoni civili. Nel confronto, però, bisogna tener conto che la legge che le ha costituite è arrivata quasi a metà 2016. Le unioni civili e i matrimoni tra persone dello stesso sesso, celebrate all'estero e trascritte nel capoluogo friulano, sono invece rimasti stabili, 2 nel 2016 e 2 nel 2017, un dato probabilmente dovuto al fatto che gli omosessuali non sono più costretti ad espatriare per veder riconosciuto il loro rapporto: sono lontani, ormai, i tempi della polemica infuocata che si scatenò a fine 2014, quando Furio Honsell trascrisse, secondo sindaco in Italia, il matrimonio di una coppia formata da una udinese e una sudafricana residenti in Belgio.
ASSESSORE
«C'era necessità delle unioni civili - commenta l'assessore Antonella Nonino -. Le prime sono state celebrate dal sindaco perché non c'era totale chiarezza normativa e abbiamo scelto il percorso che dava maggiori sicurezze. Io, poi, ne ho celebrate un paio e ho avuto la sensazione di dare risposta ad un'esigenza. Non era scontato: è un atto rilevante. Comunque, che si tratti di matrimoni o di unioni, sono sempre momenti emozionanti ed io, quando li celebro, mi commuovo sempre». Per quanto riguarda i matrimoni, invece, quelli civili sono stati finora 178, in leggero calo rispetto ai 202 del 2016; quelli religiosi invece sono stati per ora 59 (58 nel 2016). «I matrimoni celebrati in Comune sono nettamente la maggioranza - dice Nonino -, mentre fino a circa 15 anni fa, la tendenza era opposta. Il fenomeno è riconducibile da un lato, al fatto che i Comuni possono sposare anche i divorziati e, dall'altro, al fatto che la cerimonia civile è considerata una via più rapida, magari rinviando quella religiosa». Palazzo d'Aronco ha poi registrato 39 convivenze di fatto (12 nel 2016) destinate sia alle coppie eterosessuali che a quelle omosessuali. «Tutte le unioni che vanno a costituire nuove famiglie hanno lo tesso trattamento» spiega Nonino. E, infatti, il Comune assicura stesso calendario e accesso alle stesse sale sia per matrimoni sia per unioni (a Trieste, nel 2016, scoppiò invece il caso della sala preclusa alle unioni civili).
Oltre ai matrimoni, però, il Comune registra anche i divorzi: dal 2015, infatti, le coppie senza figli e senza patrimonio in comune, può separarsi o divorziare direttamente all'Ufficio di stato civile, spendendo meno di 50 euro. A Udine, sono stati registrati 53 divorzi nel 2017 (contro i 70 del 2016). «Dal punto di vista di chi difende la famiglia tradizionale - commenta Nonino -, avrei capito di più una battaglia su questo piuttosto che sulle unioni. Lo Stato, comunque, ha passato ai Comuni nuove funzioni importanti per la vita dei cittadini. Peccato abbia dimenticato di darci la possibilità di assumere personale».
Alessia Pilotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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