Cannes, Papa Francesco visto da Wim Wenders

Martedì 15 Maggio 2018
IL FESTIVAL
In una Cannes improvvisamente autunnale (ieri mattina 7°) e che cerca calore con film che facciano alzare la soglia da una soporifera medietà, magari con qualche sprazzo di sesso esplicito o pezzi di carne svolazzanti nell'horror estremo o meglio ancora con le consuete provocazioni vacue di Gaspar Noé, arriva il Papa, star del giorno, che a suo modo sa essere altrettanto scandaloso proponendo al mondo una ricetta, fatta di austerità e generosità, dal mondo puntualmente disattesa, soprattutto dalla sua Chiesa. Ecco dunque Pope Francis A man of his word (Un uomo di parola), con la firma prestigiosa di Wim Wenders (che in realtà si vede poco), una sorta di viaggio che parte 800 anni fa con il ricordo di Francesco (e siamo con le immagini ad Assisi) e arriva al pontificato dell'argentino Jorge Mario Bergoglio, primo Papa gesuita e primo a scegliere il nome del santo. Ecco dunque Bergoglio in un carosello di udienze, discorsi, battute e momenti di umanità spontanea, a cominciare da quella Buenos Aires che l'ha visto vescovo fino alla Piazza San Pietro, nel giorno della sua proclamazione.
LA CONFESSIONE
Non avrei mai immaginato di fare un film sul Papa, spiega il regista tedesco, che aggiunge: Entrare in quelle stanze si prova soggezione, si capisce che si ha una responsabilità a raccontare una persona così importante. Il film ha avuto una gestione assai lunga, parliamo di un paio di anni, nei quali avvicinarsi al Pontefice e raccogliere materiale per un film, dove poi il montaggio ha svolto un'importanza decisiva. Ho cercato di dare una dimensione più popolare possibile, com'è nel suo stile. Un uomo capace di parlare a tutti, nel modo più semplice, a suo modo affascinante, senz'altro coraggioso. Ma il film è troppo didascalico e non ha una forte complessità, anche in rapporto al mondo che il Papa rappresenta. Ma il messaggio di Francesco arriva comunque, come se il personaggio vivesse autonomamente, senza che nessuno lo riprendesse sul serio.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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