IL RITORNO
Il Futurismo ebbe una sua colonna sonora molto particolare. La velocità,

Sabato 16 Giugno 2018
IL RITORNO
Il Futurismo ebbe una sua colonna sonora molto particolare. La velocità, il dinamismo, il ritmo frenetico delle città, le fabbriche, i motori degli aerei, dei treni e delle auto avevano bisogno di essere rappresentati non solo dalla pittura, dalla scultura, ma anche dalla musica. Luigi Russolo, tra i primi a schierarsi nel gruppo dei fedelissimi di Filippo Tommaso Marinetti, trovò la risposta: i rumori erano il suono del mondo che stava cambiando.
IL PICCOLO LEONARDO
A lui rende ora omaggio Portogruaro dedicandogli la Casa a Palazzo Altan Venanzio, l'edificio rinascimentale in cui nacque nel 1885. «Luigi Russolo - spiega Boris Brollo, l'ideatore della Casa - fu un piccolo Leonardo. Poliedrico e geniale, è più conosciuto all'estero che da noi. Nel 1913 pubblico L'Arte dei Rumori e cominciò a realizzare macchine straordinarie, gli intonarumori, in grado di modulare i rumori mediante una leva che tendeva o rilasciava una membrana. Questi strumenti rivoluzionarono la tecnica musicale, riproducendo la grande varietà di suoni della vita moderna».
CONCERTI MEMORABILI
Russolo progettò e realizzò una ventina di intonarumori diversi divisi per timbro, proprio come in orchestra. I nomi degli strumenti la dicono lunga: gorgogliatori, crepitatori, urlatori, scoppiatori, ronzatori, stropicciatori, sibilatori, scrosciatori. Furono utilizzati per concerti memorabili e provocatori a Milano, Genova, Londra, Dublino, Parigi. In molti casi, come per le serate futuriste di poesia e pittura, volarono pugni e calci fino alla rissa.
AUTODIDATTA
Si dedicò alla musica da autodidatta. Ed ebbe l'ardire di rompere con l'accademia. Gli intonarumori rappresentarono per la prima volta la possibilità di sintetizzare un rumore e furono precursori dei primi sistemi di sintesi elettronica del suono. Russolo ha di fatto aperto la strada al genere della noise music e ottenne riconoscimenti anche da Stravinskij.
NELLA CASA
Casa Russolo documenta anche l'attività pittorica dell'artista, che nel 1910 firmò con Boccioni, Carrà, Severini e Balla il Manifesto della Pittura Futurista. Nel 1920 abbandonò i pennelli per concentrarsi sui rumori. Dopo il 1940 riprese a dipingere paesaggi e ritratti sulle rive del Lago Maggiore (morì a Cerro di Laveno nel 1947) secondo uno stile che lui stesso definiva classico-moderno. Nello spazio destinato a galleria sono esposti le lastre originali delle incisioni e due oli del 1937, di un collezionista privato che li ha concessi in comodato d'uso, che si aggiungono ai cinque di proprietà comunale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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