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Ddl Zan, dal Vaticano nuovo appello alla politica: legge "ingiusta" come l'aborto

Come si deve comportare un cattolico di fronte alla legge Zan? E qual è il dovere di un politico che si ispira ai valori della Chiesa? Due semplici domande per una risposta che non lascia dubbi

Ma dal Vaticano nuovo appello alla politica: legge "ingiusta" come l'aborto

Come si deve comportare un cattolico di fronte alla legge Zan? E qual è il dovere di un politico che si ispira ai valori della Chiesa? Due semplici domande per una risposta che non lascia dubbi. «Vale ciò che Papa Francesco disse sul gender nell'Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia («Il gender è un'ideologia che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna, prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia») e ciò che Giovanni Paolo II scrisse nell'enciclica Evangelium Vitae agli articoli 73 e 74», dice una nota della Congregazione della Dottrina della Fede che Il Giornale ha potuto consultare in esclusiva. Si tratta infatti della risposta che la Congregazione ha inviato a Pro Vita & Famiglia Onlus, storicamente contraria alla norma perché «impone una visione della sessualità soggettivista, fluida, non binaria, contraria all'etica naturale e all'antropologia biblica e cristiana». Il ddl Zan, fa intendere la lettera datata 1 ottobre, è da considerarsi «intrinsecamente ingiusto al pari di aborto e eutanasia», che per la Chiesa restano «crimini che nessuna legge può pretendere di legittimare».

Chissà che cosa ne pensano i famigerati «cattolici adulti» del Pd e del centrodestra, che in più di una circostanza hanno manifestato aperture alla norma. Con quale faccia diranno che non c'è alcun contrasto tra le loro convinzioni religiose e una legge che rischia di restringere pericolosamente il campo della libertà di espressione? Già oggi chi ha osato dissentire rispetto al ddl Zan è oggetto di pesante aggressione e di odio. Sarà ancora lecito dire che un bambino ha diritto a una mamma e un papà o che l'utero in affitto è una pratica spregevole senza rischiare di finire davanti a un giudice?

La lettera di Pro vita risale ai primi di luglio, quando la legge che in teoria punta a punire - giustamente - la violenza di matrice omofobica e transfobica e tutelare la comunità Lgbt e i «generi» esistenti dall'odio aveva disvelato il suo vero volto: separare il sesso dal genere (articolo 1) e sdoganare «l'identità di genere percepita» a uno spettro di «orientamento sessuale» a sua volta mutevole, per arrivare a una identità di genere fluida. Una percezione del sé che fa a pugni con la dottrina cattolica del «maschio e femmina li creò» ma anche con il buonsenso.

È infatti in questa confusione che è facile cadere vittima di affermazioni che suonino come «omofobe» senza volerlo essere. Già la Cei si era espressa criticamente per ben due volte. Poi era arrivata la forte presa di posizione della Segreteria di Stato della Santa Sede, in una «nota verbale» indirizzata all'Ambasciata d'Italia, rilevando che la normativa avrebbe inciso negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario. Ora l'autorità dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede conferma l'incompatibilità assoluta tra la Fede cattolica e il ddl Zan.

Una grave criticità per i cattolici sta nell'idea di portare la fluidità di genere nelle scuole. «Iniziative come la Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia si moltiplicheranno - avverte Pro Vita & Famiglia Onlus - perché le organizzazioni Lgbtq+, forti della copertura legale del ddl Zan», sanno già che «la resistenza da parte di genitori o professori sarà bollata come transfobica e potenzialmente discriminatoria».

Ma è giusto parlare di sessualità in una scuola materna? «Ci sembra che, rispetto a questa impostazione ideologica, la dottrina cattolica si ispiri a principi del tutto opposti, e dunque - conclude Pro Vita & Famiglia Onlus - le norme avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica».

E qui si torna al monito contenuto nell'Enciclica di San Giovanni Paolo II: «I cristiani, come tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche in contrasto con la Legge di Dio». Il senso e il fine della libertà per i cattolici, infatti, «risiede nell'orientamento al vero e al bene». Punto. Per la Dottrina della Fede il ddl Zan è una di queste «legislazioni globalmente ingiuste», il cui assenso non può mai essere giustificato «né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede». Ora i sedicenti «cattolici adulti» dei due schieramenti non facciano i bambini, fingendo di non capire.

Il tempo degli infantilismi e dei facili alibi è finito.

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