Il procuratore capo di Como a Cantù: "Usura, si denunciano le banche e non le mafie"

Il ritratto della città tracciato dalla commissione antimafia non è edificante: manca uno scatto forte contro la malavita

Il dibattito al Circolo Ilaria Alpi sulla mafia a Cantù

Il dibattito al Circolo Ilaria Alpi sulla mafia a Cantù

Cantù (Como), 1 dicembre 2018 - Mobili, merletto e mafia. Un ritratto di Cantù che rischia di non piacere prima di tutto ai suoi abitanti quello emerso giovedì sera dalla riunione della Commissione regionale antimafia in piazza Parini, con il procuratore capo di Como, Nicola Piacente, e il Circolo Ambiente «Ilaria Alpi», da sempre in prima fila contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio. Tanto da costituirsi come parte civile, alcuni anni fa, nel processo contro il crac della Perego Strade che, affiliata alla ‘ndrangheta, nascondeva i rifiuti nelle aree di cantiere.

«Sappiamo che la ‘ndrangheta dal 2014 al 2016 ha fatto il bello e il cattivo tempo sulla movida del centro conquistando, letteralmente, piazza Garibaldi, ma la presenza della criminalità organizzata nel Canturino è un fenomeno conosciuto da decenni – ha ricordato il presidente del Circolo Ambiente, Roberto Fumagalli – In città vi sono sei immobili confiscati alle cosche, alcuni dei quali sequestrati nel corso dell’inchiesta “Fiori di San Vito” risalente al 1994. Abbiamo chiesto che fine hanno fatto al Comune, ma ci hanno risposto che solo alcuni sono stati riutilizzati mentre gli altri sono ancora in attesa di una sistemazione».

Non è l'unica nota stonata, nel processo scaturito dalla recente indagine compiuta dalla Dda di Milano sulle violenze e le intimidazioni che per anni hanno segnato la guerra tra le ‘ndrine in piazza, solo un privato si è costituito parte civile, non il Comune, né le associazioni di categoria. «Riesce sempre a stupirmi la constatazione che la stragrande maggioranza delle denunce per il reato di usura è nei confronti delle banche e quasi mai verso la criminalità organizzata – ha spiegato il procuratore capo di Como, Nicola Piacente – Come diceva Baudelaire, “la più grande astuzia di Satana è far credere di non esistere” e la mafia si comporta così: accumula il capitale offrendo servizi che si fa pagare. La Lombardia è un centro nevralgico dell’economia dell’intero continente, siamo vicini alla Svizzera dove fino a poco tempo va vigeva il più inviolabile segreto bancario. Che le mafie siano presenti qui non deve stupirci, ce lo dicono le indagini e migliaia di pagine di intercettazioni che spesso riguardano imprenditori che sono vittime, collusi o mafiosi loro stessi. La caratteristica che li unifica è che nessuno, o quasi, di loro denuncia. Quando sento che lo spread sta schizzando in alto so che questo si tradurrà in un aumento del nostro lavoro da qui ai prossimi mesi, perché di fronte alle banche che stringeranno l’accesso al credito saranno la ‘ndrangheta e la camorra a fare affari d’oro correndo in aiuto degli imprenditori».

Da Monica Forte, presidente della commissione Antimafia e dai colleghi Alex Galizzi, Angelo Orsenigo e Raffaele Erba, l’invito a denunciare e avvalersi degli aiuti messi a disposizione anche dal Pirellone in materia di accesso al credito. «Ognuno di noi può combattere le mafie difendendo ogni giorno la cultura della legalità – hanno concluso i consiglieri regionali – La nostra commissione è vicina a tutte le associazioni antiracket e i comitati di difesa della legalità che si costituiranno sul territorio». E’ tempo di farne nascere uno anche a Cantù.