Attilio Fontana, bilancio di 1 anno di governo: sanità e partecipate, strappo col passato

Nostra intervista al Governatore di Regione Lombardia tra bilanci e nuove priorità: "Ora semplifichiamo la vita alle imprese"

Attilio Fontana

Attilio Fontana

Milano, 3 aprile 2019 - Poco di un anno fa si immaginava «senatore della Repubblica» in quella che sarebbe diventata una legislatura gialloverde. Oggi Attilio Fontana si trova, invece, a tirare un bilancio dei suoi primi 12 mesi da presidente della Regione Lombardia. Nel mezzo un’inattesa chiamata alle armi. In campagna elettorale ha puntato sulla continuità con i due Roberto che l’hanno preceduto, Formigoni e Maroni. Oggi rivendica, invece, di aver portato la sua visione in settori delicati come la sanità e la galassia delle società controllate, settori che in Lombardia fanno rima con Formigoni, e, non ultimo, di aver richiamato ai propri impegni le Fs e Rfi. «Discontinuità dove serve» dice.

Presidente Fontana, lei si era impegnato ad estendere la gratuità degli asili nido, a ridurre il superticket, ad esentare dall’affitto gli inquilini più anziani delle case Aler ma anche a ridurre le liste d’attesa in sanità e migliorare il trasporto ferroviario. Sugli ultimi due obiettivi c’è da lavorare...

«Il mio bilancio è molto positivo perché mi trovo bene con la mia squadra, con i miei assessori e col Consiglio regionale. Concretamente credo di aver fatto scelte importanti e innovative. Abbiamo ampliato la platea dei beneficiari della gratuità dei nidi, ridotto i superticket e con l’azzeramento dell’affitto agli over 70 delle case Aler abbiamo dato un messaggio forte: l’istituzione pubblica premia chi fa il suo dovere, chi rispetta la regole».

Quanto alle liste d’attesa?

«Per quanto riguarda la sanità, ho dato visioni mie che non necessariamente ripercorrono quelle che ci sono state in passato. La mia Giunta vuole stabilire un equilibrio diverso tra sanità pubblica e sanità privata e la riduzione delle liste d’attesa è uno dei risultati più importanti che ci aspettiamo da questo cambio di paradigma. Nel concreto, abbiamo fatto sapere alle strutture private che una parte dei fondi che noi diamo a loro, per l’esattezza 35 milioni di euro, deve essere spesa non per le prestazioni per loro più remunerative ma per garantire, invece, le prestazioni che hanno più richiesta, quelle delle quali c’è più bisogno e che per questo denunciano maggiori tempi di attesa. Per ora si parte con una sperimentazione relativa alle province di Milano e Brescia, che da sole fanno il 50% della sanità lombarda, ma se tutto andrà bene la sperimentazione finirà di essere tale già dal 2020 e il modello sarà esteso a tutta la Lombardia. Nella mia visione il pubblico deve avere la regia delle scelte e i privati devono aiutare a risolvere i problemi, non viceversa».

“Visioni mie”, ha detto. Ma il modello formigoniano non era il migliore dei modelli possibili in fatto di sanità?

«Il suo modello era e resta giusto. Condivido l’intuizione avuta da Formigoni. Ma si è via via attenuata la capacità di incidere da parte del pubblico, si è via via delegato troppo al privato».

Non teme di perdere il consenso elettorale di una parte della sanità privata, consenso importante per Lega e centrodestra lombardo?

«Alla lunga tutti si convinceranno che stiamo apportando correzioni necessarie al sistema».

Trasporti: 5 giorni fa l’incidente di Inverigo.

«L’incidente di Inverigo è stato causato da un errore umano: il macchinista è ripartito nonostante il semaforo rosso. In generale, da quando io sono diventato presidente della Regione abbiamo messo il tema dei trasporti al centro dell’agenda e abbiamo diviso le azioni. Da un lato c’era da affrontare l’emergenza del momento e l’abbiamo affrontata riducendo di due terzi le cancellazioni delle corse. Dall’altro lato ci sono le azioni di medio e lungo periodo i cui risultati non si possono vedere nell’immediato. Dalla prossima primavera entreranno in funzione una parte dei 160 treni nuovi ordinati dalla Regione e, fatto non scontato, abbiamo riallacciato i rapporti con Fs e soprattutto con Rfi, il soggetto che può e deve intervenire su una rete che è obsoleta. Il fatto che Rfi si sia impegnata pubblicamente ad investire 14 miliardi in 7 anni è rilevante».

Il suo piano di accorpamento delle società regionali, altra eredità di Formigoni, ha fatto storcere il naso a più d’uno, anche nella sua stessa maggioranza. Ci saranno esuberi di personale?

«Sugli esuberi stiamo valutando. Quanto al piano in sé, abbiamo commissionato delle due diligence che hanno evidenziato inefficienze da eliminare recuperando risorse importanti».

Estenderete la gratuità dell’affitto pure agli inquilini over 70 delle case popolari gestite dai Comuni? Servono 3,5 milioni di euro.

«Perché i Comuni non seguono l’esempio della Regione? Noi possiamo compartecipare alla spesa ma non coprire tutto l’importo».

Quale la priorità per questo secondo anno di mandato?

«La semplificazione burocratica. Semplificheremo sempre più le procedure dei bandi che garantiscono risorse importanti sia alle famiglie sia alle attività economiche. E accorceremo i tempi delle istruttorie per rilasciare autorizzazioni alle imprese. In alcuni casi scenderemo da 120 a soli 45 giorni di valutazione delle pratiche. In campagna elettorale molti imprenditori mi hanno detto: “Se non volete aiutarci, non aiutateci. Ma non complicateci la vita”».