Pedofilia e sport: Luca, il calciatore che ha detto "no"

Il dirigente sportivo lo molestava: "Un inferno, ma l'ho denunciato"

Un giovane calciatore

Un giovane calciatore

Milano, 17 dicembre 2018 - Sono stato molto male. Prima il disagio e l’imbarazzo, poi la paura, la vergogna. Avevo addirittura la nausea ripensando a quel che mi era successo, a quel che mi aveva fatto una persona di cui mi fidavo tantissimo... Ci sono stati momenti in cui davvero ho pensato, quando giocavo con gli Allievi, di lasciare il calcio che per me era il divertimento più bello». Parole di Luca (nome di fantasia), uno dei giovanissimi sportivi vittime di abusi e violenze sessuali in Lombardia negli ultimi anni. 

Oggi Luca (straniero, ma con cittadinanza italiana) è maggiorenne, ha ripreso le sue sfide a pallone dopo la terribile esperienza durante la quale lui e altri compagni di squadra sono stati costretti a subire molestie e ricatti da un dirigente malato e senza scrupoli, condannato poi penalmente dal tribunale. Ha ottenuto un risarcimento e un minimo di giustizia, e a fatica, con l’aiuto del legale e degli psicologi, prova a dimenticare la terribile esperienza. Ne parla con difficoltà, «perché se ripenso a quei momenti terribili mi viene ancora l’angoscia».

Eppure sembrava così bello: la scuola calcio, il pulmino per gli allenamenti, l’aiuto nel fare i compiti. Insomma, non solo la partita del weekend, con quel dirigente che sembrava “premuroso e affettuoso”, un punto di riferimento morale ed educativo per tante famiglie. «Ci diceva di essere sempre corretti e non rispondere alle offese razziste...». E invece... Lo spogliatoio, l’ufficio o addirittura il salotto di casa come gironi infernali. Dove consumare il crimine peggiore, volgare e vigliacco nei confronti dei minori. Impossibile scappare. «Succedeva dopo gli allenamenti, già nello spogliatoio. Si avvicinava e cominciava a toccarci, ma quelle non erano semplici carezze come all’inizio voleva farci credere. Però stava attento che non ci fossero altre persone, le vittime erano sempre le stesse (accuratamente “selezionate” dal carnefice, pronto a colpire soprattutto i più deboli, Ndr). È bastato poco tempo per capire che voleva allungare le mani con ben altri scopi...».

E poi incredibili rituali, come l’assurda “lotteria” con pochi bigliettini e parole allusive: «Succedeva i compiti - ricorda Luca -, nel soggiorno di casa sua. Eravamo anche in tre o quattro, ognuno doveva pescare quel foglietto. Pensavamo quasi fosse uno scherzo e ridevamo pure anche perché lui (il pedofilo) sapeva come tentarci: “Se becchi il bigliettino giusto ti do 50 euro”, mi disse una volta. Presi il biglietto con la scritta “solletico” e lui fece il solletico avvicinandosi alle parti intime, però la cosa mi diede fastidio e mi scostai. Un mio amico prese il biglietto dove c’era scritto il nome di un organo sessuale, quell’uomo glielo toccò e poi gli regalò 50 euro. Rimasi sconvolto». Fu allora che partirono le prime denunce, mentre gli incontri del dirigente con i suoi calciatori diventavano sempre più a luci rosse fra promesse varie («Ti farò fare provini con grandi squadre») e ricatti meschini («Devi farti toccare e baciare se vuoi continuare a giocare...»). Ora Luca è rinato. Gioca e si diverte, studia e ha molti amici.