Dilemma a Cinque Stelle

Si apre domani la settimana decisiva per l’affidamento di un incarico per la formazione del nuovo governo

Milano, 15 aoprile 2018 - Si apre domani la settimana decisiva per l’affidamento di un incarico per la formazione del nuovo governo. Le ipotesi più probabili sono due: incarico di natura politica a uno dei due vincitori (Luigi Di Maio e Matteo Salvini) o mandato esplorativo di natura più istituzionale e dunque affidato a uno dei due presidenti delle Camere. Ma c’è un’incognita che pesa non poco sulle ricostruzioni dei possibili scenari delle prossime settimane. E riguarda la compattezza dei 5 Stelle. Se Sergio Mattarella affidasse un preincarico a Salvini, costringendolo a cercare in parlamento una maggioranza capace di appoggiare un esecutivo da lui guidato, Di Maio assisterebbe in diretta e con grande sodddisfazione al probabile fallimento di quel tentativo. E a quel punto la strada verso Palazzo Chigi per lui potrebbe risultare in discesa. Ma nel borsino delle possibili soluzioni sembra in vantaggio quella istituzionale, con l’affidamento del mandato a Elisabetta Casellati o a Roberto Fico. 

Se la prescelta del Quirinale fosse Elisabetta Casellati, Luigi Di Maio non avrebbe alcun problema a ribadire il suo punto di vista: nessun governo di scopo, nessun esecutivo di larghe intese, ma solo un governo solido con Lega (senza Forza Italia) o Pd. Se invece a ricevere l’incarico fosse Roberto Fico, per il candidato premier dei 5 Stelle sarebbe un vero problema. Come farebbe in quel caso a dire di no a un possibile presidente del Consiglio del suo stesso partito? Il Movimento 5 Stelle su questa prospettiva è profondamente diviso. Gli ortodossi, più vicini all’attuale presidente della Camera, non vedono l’ora di potersi sbarazzare di un Di Maio da sempre mal digerito per la sua linea troppo trattativista con la Lega. E in ogni caso se l’eventuale tentativo di Roberto Fico naufragasse schiantandosi sugli scogli delle chiusure pentastellate come potrebbe, il presidente della Repubblica, affidare poi l’incarico a un altro esponente dello stesso partito, cioè a Di Maio? Ecco perché i 5 Stelle iniziano a tremare. Il tempo passa e i loro elettori cominciano a rendersi conto che, nonostante il successo riportato nelle urne, la conquista di Palazzo Chigi è tutt’altro che semplice. Per di più, gran parte dei parlamentari alla seconda legislatura temono un rapido ritorno al voto perché, in base alle norme statutarie pentastellate, non sarebbero più ricandidabili. Con l’esplodere della crisi in Siria e i venti di guerra di queste ore, il presidente Mattarella spinge per arrivare a un esecutivo che possa operare nel pieno delle sue funzioni. Le malelingue dicono che il gioco dei partiti tradizionali, assecondato in qualche modo dal Quirinale, sia proprio quello di disgregare la pattuglia 5 Stelle per mandare in fumo le sue ambizioni di governo. Il pomo della discordia potrebbe essere proprio Roberto Fico, qualora Mattarella gli affidasse l’incarico. sandro.neri@ilgiorno.net