Osservati speciali

La campagna elettorale è entrata nel vivo. Domani Matteo Salvini presenta a Milano il fronte sovranista

Milano, 7 aprile 2019 - La campagna elettorale è entrata nel vivo. Domani Matteo Salvini presenta a Milano il fronte sovranista. Le crescenti distanze fra il Carroccio e il Movimento 5 Stelle sono riconducibili proprio all’approssimarsi dell’appuntamento elettorale del 26 maggio, che potrebbe modificare i rapporti di forza fra i due alleati di governo. Normale quindi che entrambi tendano a differenziarsi su ogni cosa e ad enfatizzare le differenze anziché valorizzare i punti di contatto. Si è visto nelle ultime ore nelle votazioni sulla castrazione chimica proposta dal ministro Giulia Bongiorno e stoppata in parlamento da un inedito asse grillini-Pd-Forza Italia, se ne è avuta conferma sui temi economici, con la crescente insofferenza nei riguardi del ministro dell’Economia Giovanni Tria; ultimo, ma non ultimo, il fronte dell’autonomia differenziata fra le Regioni. Lì i punti di attrito fra i leghisti e i pentastellati sono numerosi e difficilmente superabili. Salvini è pressato dai governatori del Nord, dagli imprenditori settentrionali e, in generale, dai ceti più produttivi.

Questi ultimi insistono per l’approvazione in tempi stretti di una legge che assegni alle amministrazioni regionali ampi poteri in alcune materie strategiche per la crescita economica e il rilancio dei territori. Al contrario Luigi Di Maio rimarca la necessità di preservare l’unità nazionale e quindi di non intaccare più di tanto gli attuali equilibri di potere fra centro e periferia. D’altra parte già a febbraio, quando si parlava di documento finale da approvare in parlamento per far partire il disegno autonomista, i mal di pancia fra le file grilline avevano suggerito un rinvio. Lo stesso Quirinale, a quanto è dato sapere, aveva raccomandato a Lega e 5 Stelle maggiore prudenza nella definizione di una materia così delicata come quella delle modifiche costituzionali nell’ambito dei rapporti Stato-Regioni. Di questo come di altro se ne riparlerà il 27 maggio. Quando, cioè, i dossier più scottanti non potranno rimanere chiusi nei cassetti ma andranno affrontati uno per uno dalla maggioranza. Lì si capiranno le intenzioni dei due vicepremier e la tenuta effettiva del governo, chiamato a decisioni impegnative, soprattutto in economia. La sostituzione di Tria, della quale si parla sempre più insistentemente, potrebbe rappresentare una via di fuga per tenere in piedi l’intesa fra Lega e 5 Stelle, ma potrebbe anche togliere ulteriore credibilità al nostro Paese agli occhi degli osservatori internazionali.

Soprattutto se i sovranisti non dovessero sfondare alle elezioni europee (i sondaggi attribuiscono loro 170 seggi su poco più di 700), l’assetto della commissione europea resterà più o meno quello attuale. E al governo gialloverde verrà chiesto conto da Bruxelles di quello che sarà il rispetto degli impegni presi con i trattati Ue.