L'attesa leghista

Se i giudici decidessero il blocco dei beni del Carroccio il partito morirebbe e si porrebbe la necessità di costituire un nuovo contenitore politico

Milano, 2 settembre 2018 - La settimana che si apre domani potrebbe essere decisiva per il futuro di una forza politica di governo. È attesa per mercoledì la sentenza del Tribunale del riesame di Genova in merito al blocco dei beni della Lega, a seguito dell’inchiesta sui 49 milioni di euro di fondi pubblici dei quali si sono perse le tracce. È impossibile fare previsioni, ma a sentire le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ci sarebbe già un piano B.

Se i giudici decidessero il blocco dei beni del Carroccio il partito morirebbe e si porrebbe la necessità di costituire un nuovo contenitore politico in grado di rappresentare le istanze leghiste. Al di là della girandola di possibili nomi, resta la sostanza della rappresentanza delle idee di centrodestra in un momento storico in cui i sondaggi danno la Lega primo partito. Addirittura in sorpasso sul Movimento Cinque Stelle. È facile prevedere che in caso di sentenza di condanna Matteo Salvini cavalcherà l’onda antitoghe di una parte del popolo di centrodestra. Come d’altronde ha già fatto dopo l’avviso di garanzia della Procura di Agrigento sulla questione dei migranti della nave Diciotti. Dovesse farlo di nuovo, quasi sicuramente, potrebbe incassare un cospicuo dividendo in termini di consensi già alle prossime elezioni regionali ed europee. In ogni caso, quindi, il popolo leghista può dormire sonni tranquilli, perché il suo leader naviga col vento in poppa. Anzi, qualcuno maliziosamente ironizza sul fatto che a Salvini possa convenire l’azzeramento e la rottamazione del suo attuale partito, per creare una nuova forza politica di centrodestra capace di attrarre i numerosi scontenti di Forza Italia. Potrebbe nascere cioè quel partito unico a guida Salvini nel quale gli attuali quadri dirigenti di Forza Italia entrerebbero con meno imbarazzo di quanto non ne troverebbero se dovessero cambiare partito ora e traslocare armi e bagagli nell’attuale Carroccio.

Non è da escludere che il rinnovamento in corso nel Pd possa accelerare la resa dei conti nel Movimento Cinque Stelle, facendo definitivamente emergere il dualismo fra gli ortodossi del presidente della Camera Roberto Fico e i filogovernativi del vicepremier Luigi Di Maio. Questi ultimi potrebbero quantomeno prendere in considerazione l’ipotesi di aggregarsi a una nuova formazione politica di stampo sovranista che porti avanti l’attuale contratto di governo. Non è un caso che nelle ultime ore sia tornato a farsi sentire Beppe Grillo per benedire l’attuale intesa di governo con la Lega. E anche per rilanciare le battaglie di moralizzazione della politica tanto care agli ortodossi del Movimento. È la conferma che dentro i grillini lo scontro è in pieno corso. Il fondatore del Movimento è terrorizzato dall’idea di una scissione tra le due componenti, che finirebbe per far naufragare il disegno originario di cambiamento del Paese e che porterebbe i suoi fedelissimi a diventare comprimari in un equilibrio politico gestito da altre forze. Una nuova Lega da un lato e una nuova compagine di sinistra dall’altro.