Rissosi alla meta

Ogni giorno si aggiungono motivi di attrito fra i due alleati di governo

Milano, 13 gennaio 2019 - La partecipazione della Lega alla manifestazione pro-Tav di ieri a Torino versa ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche fra Carroccio e Movimento 5 Stelle. Ogni giorno si aggiungono motivi di attrito fra i due alleati di governo, ma è certo che sulla realizzazione delle opere pubbliche si gioca una partita importantissima per la tenuta dell’esecutivo gialloverde.

Già mesi fa Matteo Salvini, per evitare di entrare in conflitto con i governatori e gli amministratori locali del Nord leghista, aveva aperto alla possibilità di consentire la prosecuzione della linea ad alta velocità, nonostante la netta contrarietà dei pentastellati. Si attendeva il verdetto circa il rapporto costi-benefici, che è arrivato nei giorni scorsi e che ha sancito la non convenienza economica dell’opera stessa, facendo cantare vittoria al popolo grillino. Il ministro dell’Interno non ha potuto far altro che rilanciare l’idea del referendum popolare, affinché possano essere i cittadini dei territori coinvolti a pronunciarsi sull’opportunità di portare a compimento la linea ferroviaria delle polemiche.

Fosse soltanto soltanto la Tav ad alimentare tensioni nella maggioranza, il problema nel tempo potrebbe anche risultare gestibile. Ma sul fronte delle opere di interesse collettivo Lega e 5 Stelle sono su sponde opposte, anche rispetto alle opere di trivellazione dei fondali marini sulle quali il Carroccio poco più di un anno fa aveva una posizione simile a quella attuale dei grillini, mentre ora si è schierato apertamente a favore di quelle opere. Probabilmente c’è anche tattica nelle scelte di Salvini, che punta a sfuggire a quell’accerchiamento di Conte e 5 Stelle emerso nitidamente in occasione della vicenda immigrati. Si è compreso infatti che il leader leghista vuole vendere cara la pelle sul fronte dell’approvazione del reddito di cittadinanza e delle questioni ambientaliste tanto care ai suoi alleati. Tenerli sulla corda per ottenere un appoggio più convinto in materia di autonomie regionali, sicurezza e legittima difesa è l’obiettivo di Salvini, che però deve fare i conti con la necessità dell’altro vicepremier Luigi Di Maio di tenere unito il suo movimento e di non deludere la sua base elettorale, già spiazzata dalle scelte compiute in materia di banche (salvataggio Carige), Ilva, Tap e trivellazione dei mari.

Qualcuno sostiene si tratti di un gioco delle parti, destinato a durare almeno fino alle elezioni europee (26 maggio), quando le due forze politiche si presenteranno in competizione davanti agli elettori e cercheranno di prendere più voti l’una dell’altra, al fine di rinegoziare i rapporti di forza nell’esecutivo, anche attraverso un rimpasto. A meno che un successo schiacciante della Lega al voto di primavera non induca il ministro dell’Interno a far saltare il tavolo e a provare lo showdown verso le elezioni anticipate. Mattarella permettendo. Sarà comunque problematico per Lega e 5 Stelle proseguire l’azione di governo fino alle elezioni, considerate le continue schermaglie tra di loro e le incognite di una situazione economica che sembra volgere al peggio. Tanto da poter mettere a rischio subito la tenuta del sistema Italia, prima ancora che i provvedimenti inseriti nella manovra finanziaria possano produrre i loro effetti.

sandro.neri@ilgiorno.net