Legnano, sfratti e povertà: "Dove dormiranno i miei figli?"

Una famiglia tunisina non ha un tetto sulla testa. Servizi Sociali: "Non siamo più in gradio di garantire a tutti una casa"

Famiglia sotto sfratto a legnano

Famiglia sotto sfratto a legnano

Legnano, 6 giugno 2018 - Due adulti e tre bambini uniti dallo stesso dramma. L’incubo di non avere più un tetto sopra la propria testa. È quello che sta vivendo da poco meno di un mese una famiglia tunisina sfrattata intorno a metà maggio dal loro bilocale di piazza Achilli, nella zona centrale di corso Magenta. Un appartamentino senza troppe pretese acquistato sottoscrivendo un mutuo. Molti sacrifici ma almeno un’occupazione, quella del capofamiglia quarantenne, e un contratto di lavoro in grado di dare un minimo di garanzia.

E invece, sei anni fa, il crollo di ogni certezza. Il lavoro che non c’è più. I soldi che non entrano. La scelta infine, dettata dall’impossibilità, di non pagare più le rette del mutuo. Nel frattempo arriva anche il terzo bambino. E a maggio di quest’anno l’epilogo: l’intervento delle forze dell’ordine e lo sfratto esecutivo. «Abbiamo perso il sonno – racconta Amara Habibba –. Abbiamo tre bambini piccoli che vanno a scuola qui a Legnano, abbiamo la cittadinanza e la residenza qui. Perché il Comune non fa nulla per noi? Chiediamo solo di poter avere una casa popolare, ce ne sono tante di libere in città, le abbiamo viste, e di pagare un piccolo affitto».

Il capofamiglia sta cercando in tutti i modi di trovare un lavoro da carpentiere, o in officina. Si avvicina ai cinquant’anni e soffre d’asma cronica. I primi giorni dopo lo sfratto si è adattato a dormire in una cantina buia, umida e sporca. «Abbiamo tutti i documenti a posto e i bambini sono iscritti alle scuole di Legnano, non siamo forse cittadini come tutti voi?». Lui e la moglie sono andati più volte a parlare con i Servizi sociali. In municipio li conoscono. Ma non hanno ottenuto nulla, se non una sistemazione temporanea per una quindicina di giorni in un albergo convenzionato col Comune a Somma Lombardo. «È lontano dalla stazione, e tutti i giorni venire a Legnano è un’odissea, dobbiamo cambiare due volte treno, ci mettiamo ore e ore...», si lamentano. «Non siamo più in grado di garantire a tutti la casa – chiarisce l’assessore ai Servizi sociali Ilaria Ceroni – questo dev’essere chiaro. Possiamo venire incontro alle famiglie con un contributo per pagare affitto e caparra, ma ci dev’essere una responsabilizzazione, da parte loro, nel darsi da fare a trovarsi una sistemazione, aspetto che io, in questo caso specifico, ancora non ho visto».