Mafia, gli studenti dell'Allende-Custodi scrivono un libro per combattere le infiltrazioni

Progetto in collaborazione con il Politecnico e la Direzione distrettuale antimafia

I ragazzi dell’istituto Allende

I ragazzi dell’istituto Allende

Milano, 3 aprile 2019 - «Forse sei mafioso e non lo sai». Il titolo è stato scelto dai ragazzi del classico, dello scientifico e del tecnico economico dell’Allende-Custodi, che hanno unito le forze per scandagliare i meccanismi mafiosi, analizzando le inchieste sulla ’ndrangheta che hanno toccato da vicino anche l’hinterland milanese e intervistato alcuni dei protagonisti delle inchieste. Il risultato è un libro, che è stato presentato ieri nell’auditorium di via Ulisse Dini ed è pronto arrivare anche nelle librerie e nelle biblioteche di tutta Italia. «Un risultato che ha sorpreso anche noi - racconta Gabriele Sassi di quarta E, fra gli autori -. È stata un’esperienza decisiva, ci ha aperto gli occhi sulla realtà che ci circonda e anch’io ho capito quale sarà il mio futuro». Si iscriverà a Giurisprudenza, Gabriele. «Spesso ci diciamo che la mafia non ci riguarda, è lontana, ci penseranno altri. Ma la mafia è in piedi perché c’è proprio questa mentalità che dilaga fra noi. Apriamo gli occhi: non è “figo” essere mafiosi. La nostra generazione, spesso dipinta come incapace, può fare qualcosa».

Hanno trovato due guide e “alleate” in questo percorso: Alessandra Dolci, procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia e Elena Granata, docente di Urbanistica del Politecnico di Milano e con l’autorizzazione del ministero dell’Interno hanno potuto rivolgere domande anche a un collaboratore di giustizia, Francesco Campanella. «Mi sono emozionata quando ho letto questo libro - sottolinea Dolci -, avevo chiesto ai ragazzi di rendersi parte attiva nella lotta alla mafia e lo hanno fatto. Ricordo spesso un’intercettazione: “Organizziamo scuole di legalità - diceva l’imputato - piace alla gente e non conta niente”. Non deve essere così. E gli onesti devono iniziare a farsi sentire».

Si sfogliano insieme le inchieste “Infinito”, “Tenacia”, si inseguono i nomi del paesi sotto casa: Desio, Seregno, Mariano, Corsico. Interviene anche la prof del Politecnico, con un caso concreto che scosse l’ateneo milanese: «Il nostro logo sopra un Pgt che copriva interessi - spiega Granata -. C’è stata una spaccatura generazionale anche fra noi, prima si pensava che l’Urbanistica fosse solo tecnica. Ma non può essere usata la prestazione di un professionista e di un ateneo come suggello di interessi. Diciamo di no. La mafia, con la sua intelligenza mostruosa e perversa, si sconfigge se c’è una generazioni di economisti, di urbanisti, di giuristi più brava di lei». Si preparano gli studenti dell’Allende. «Cerchiamo di lavorare per loro con un’apertura al mondo circostante - ricorda il preside Alessandro Gullo –. Nel sistema mafioso spesso ci sei dentro, per mentalità e atteggiamento, e non lo capisci. I ragazzi, non ancora diplomati, hanno trattato il tema della “zona grigia” andando a fondo. A loro ricordo che possono scegliere: c’è chi vi vuole schiavi, gente non pensante. Non fatevi scappare la libertà».

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