NICOLA PALMA
Cronaca

Legami con i clan, il prefetto chiude il Dom Cafè

Sigilli al bar di corso Como 5: interdittiva alla società Globo srl. È l’undicesimo provvedimento del 2018

Il Dom Cafè di corso Como

Il Dom Cafè di corso Como

Milano, 23 luglio 2018 - Il provedimento è stato notificato dagli uffici del Comune nel tardo pomeriggio di ieri, quando i dipendenti del locale stavano già sistemando sedie e tavolini nel dehor esterno per l’aperitivo della sera. Licenza commerciale revocata per interdittiva antimafia alla Globo srl, la società intestata a Enrico Sacchetti che gestisce il Dom Cafè di corso Como 5 (dove c’è pure la sede legale), nel cuore della movida milanese.

Come negli ultimi due casi in ordine di tempo – quelli che avevano riguardato un’attività commerciale della vicina piazza XXV Aprile e il bar Gio e Note di via Molino delle Armi – la decisione del prefetto Luciana Lamorgese è andata a colpire i presunti collegamenti tra la proprietà della srl ed esponenti della criminalità organizzata, in particolare legati alla ’ndrangheta; collegamenti tali da condizionare le scelte della società, ha ritenuto Palazzo Diotti sulla base degli elementi di natura investigativa e processuale acquisiti e delle valutazioni espresse nei mesi scorsi dal Gruppo ispettivo antimafia. Un quadro indiziario solido, composto, a quanto risulta al Giorno, da elementi considerati molto indicativi di legami solidi con i clan malavitosi. Per l’ennesima volta, quindi, corso Monforte ha messo nel mirino le attività in odor di mafia, con l’obiettivo dichiarato di togliere capitali alle organizzazioni criminali e soprattutto di evitare che gli imprenditori onesti debbano fronteggiare la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole: basti dire che nel 2018 il prefetto ha già emesso 11 interdittive antimafia in diversi ambiti produttivi. Con una decisa accelerazione nell’ultimo mese e mezzo.

A inizio giugno era toccato alla farmacia Caiazzo, per due volte al centro di inchieste della magistratura: da quella della Dda, che ha ipotizzato l’acquisto del punto vendita in zonaCentrale con i soldi della droga reinvestiti dalle famiglie di San Luca, a quella dei carabinieri del Nas, che a maggio hanno smascherato un traffico illegale di farmaci antitumorali. Poi i fari di corso Monforte si sono spostati sul ristorante «Unica Milano» di via Papa, al Portello, e sui due locali di piazza XXV Aprile e via Molino delle Armi, rispettivamente legati alle società Gecos e Milano by night. Quindici giorni fa, infine è stata la volta del bar Pamcaffè di via Lodovico il Moro 159, di proprietà di Adriana Feletti, la moglie del boss di ’ndrangheta Rocco Papalia: negli atti è stato sottolineato che sia la Feletti sia la figlia Serafina risultano avere rapporti di parentela con esponenti del clan Barbaro-Papalia; in particolare, Serafina è sposata con Salvatore Barbaro, coinvolto nell’inchiesta Cerberus della Dda.