Caso Ruby, morta Imane Fadil: per prima parlò del 'bunga bunga'

Nei suoi verbali le feste di Arcore e le somme di denaro. "Ero disperata, lavoravo poco"

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 16 marzo 2019 - Feste, soldi che girano a fine serata, palpeggiamenti, sesso a pagamento e «ragazze che facevano di tutto per potersi fermare» e trascorrere la notte con l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Imane Fadil fu tra le prime a parlare del ‘bunga bunga’ nella villa di Arcore, mentre altre ragazze sostenevano la versione delle «cene eleganti». Varcò la soglia di Villa San Martino quando aveva poco più di 25 anni e Berlusconi era all’apice del potere. Partecipò a otto cene, destinate a cambiare la sua vita.

«Ero disperata, lavoravo poco e ambivo a incarichi importanti», aveva spiegato ai pm la modella originaria del Marocco. Aveva chiesto un risarcimento per il «forte dolore psicofisico, non ero uscita di casa per mesi, ho vissuto con le tapparelle abbassate per non essere spiata, non ho dormito perché mi chiamavano ‘ragazza di Berlusconi’, ho denunciato un sistema prostitutivo e non sono stata ascoltata». Le sue confessioni hanno permesso di svelare i dettagli delle serate hot di Arcore che hanno portato a far esplodere, nel 2011, il caso Ruby, soprannome della marocchina, all’epoca minorenne, Karima El Mahroug.

Un fiume di parole, messe a verbale e ribadite in aula nei processi (l’ex premier nel 2015 fu assolto in Cassazione dall’accusa di prostituzione minorile e concussione), in una intricata vicenda giudiziaria oggi approdata al filone Ruby ter. Nomi e cognomi delle Olgettine, come furono ribattezzate le giovani ospiti delle serate ad Arcore, dal residence in via Olgettina 65, zona Milano 2, dove hanno alloggiato nel corso degli anni. L’ex igienista dentale, poi divenuta consigliere regionale in Lombardia, Nicole Minetti che «ballava vestita da suora» assieme a Barbara Faggioli. Iris Berardi nei panni dell’ex calciatore del Milan, Ronaldinho. Travestimenti bizzarri, regali e pagamenti generosi per l’intrattenimento. Appartamenti nella Torre Velasca, nel centro di Milano, a disposizione di alcune ospiti. Ragazze finite al centro della cronaca che, ora, sono sparite dai radar. Ruby Rubacuori fu paparazzata in Messico, mentre si godeva la vita col fidanzato.

Nicole Minetti, terminata l’avventura nel mondo della politica e condannata con Emilio Fede nel Ruby bis per aver favorito la prostituzione di alcune ragazze – Fadil anche in questo caso fu tra i testimoni chiave – è finita in buen retiro tra New York e Londra. A volte ricompare sui social, con foto sexy, palestra e locali dove si esibisce come dj. E a gennaio è arrivata anche la condanna in primo grado per le spese pazze al Pirellone. Fadil è rimasta in Italia, fedele al suo ruolo scomodo di testimone chiave, assieme ad altre arcorine pentite come Chiara Danese e Ambra Battilana, che ha anche denunciato le molestie dal produttore di Hollywood Harvey Weinstein quando, dopo il caso Ruby, si trasferì negli Usa per cercare fortuna nel cinema.

Un fiume di parole, e tanti nemici in un caso dai risvolti ancora al centro di indagini, come la morte tramite suicidio assistito dell’ex avvocato di Ruby Egidio Verzini che lo scorso 4 dicembre aveva parlato di «un pagamento di 5 milioni di euro» da parte del Cavaliere alla giovane marocchina tramite una banca di Antigua. Anche Imane Fadil aveva parlato di somme di denaro versate in cambio del silenzio e le sue dichiarazioni – con quelle di altre ragazze – hanno costituito un atto d’accusa nei confronti di Berlusconi nell’inchiesta Ruby ter. «Emilio Fede – ha messo a verbale – mi disse» che la riunione ad Arcore, alla quale erano presenti le giovani ospiti delle serate dopo le perquisizioni del gennaio 2011 «era stata convocata per concordare quanto avrebbero dovuto dire in procura o in Tribunale le ragazze e che per questo Berlusconi avrebbe pagato tutti con soldi e beni (...) replicai a Fede che non intendevo in alcun modo accettare soldi o altro per mentire». Nel dibattimento sul caso Ruby ter con al centro le accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza i giudici hanno respinto la sua richiesta di costituirsi parte civile. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro