Milano, incubo jihad: torna libero il reclutatore di combattenti

Nel 2006 fu condannato a 10 anni: era uno dei più importanti reclutatori di estremisti islamici mai transitati in Lombardia

IN AULA Muhamad Majid è stato condannato a 10 anni di reclusione nel 2006 dalla Corte d’Assise

IN AULA Muhamad Majid è stato condannato a 10 anni di reclusione nel 2006 dalla Corte d’Assise

Milano, 22 luglio 2018 - E' tornato a essere un uomo libero, sebbene abbia già in tasca un foglio di via obbligatorio dall’Italia. Deve lasciare il nostro Paese entro una settimana, anche se è ancora in attesa di sapere se verrà accolta o meno la sua richiesta di protezione internazionale. Torna a far parlare di sé Muhamad Majid, il 47enne iracheno meglio conosciuto come Mullah Fouad, che ha appena finito di scontare 2 anni e 6 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Di condanna ne aveva già espiata un’altra, ben più pesante: 10 anni per terrorismo internazionale, sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Milano il 21 settembre 2006 e divenuta irrevocabile il 4 luglio 2008.

Chi è Majid? Secondo le indagini svolte all’epoca da Digos della polizia e Ros dei carabinieri, il nativo di Baghdad è stato a inizio Terzo millennio uno dei più importanti reclutatori di estremisti islamici mai transitati in Lombardia, un personaggio molto rispettato negli ambienti che gravitavano attorno al centro di preghiera di viale Jenner e vicinissimo all’imam Abu Omar. Mullah Fouad, stando a quanto ricostruito ai tempi dagli inquirenti, era uno dei referenti europei di spicco di Ansar Al Islam, organizzazione salafita che comandava una porzione del Nord-Est iracheno e combatteva sia i curdi del Pkk di Abdullah Ocalan che il regime di Saddam Hussein. Un’organizzazione che negli anni ha stretto rapporti di collaborazione prima con Al Qaeda e poi con l’Isis. In sostanza, il 47enne si occupava di fare proseliti tra i giovani musulmani per poi instradarli verso i campi di addestramento, generando così manovalanza armata e kamikaze da schierare al fronte, dopo il 2003, contro gli americani arrivati in Iraq. Il sogno: costituire un Kurdistan islamico, una sorta di Califfato ante litteram in cui vigesse la legge della Shari’a.

Nel novembre 2003, Majid finisce nel mirino della Procura di Milano: i pm Armando Spataro ed Elio Ramondini lo accusano di aver guidato la cellula italo-tedesca di Ansar Al Islam, inviando in Medio Oriente «centinaia di combattenti». Il 47enne riesce a sfuggire alla cattura per più di un anno, salvo finire in manette in Siria il 25 maggio 2005 ed essere estradato il 26 gennaio 2006. A differenza di altri presunti complici che finiranno assolti in abbreviato (il più noto dei quali è senza dubbio Mohamed Daki), Mullah Fouad viene condannato a 10 anni in via definitiva. Esce di cella nel 2014, ma nel dicembre 2015 viene nuovamente arrestato, stavolta a Bari, dove si è trasferito dopo aver vinto un ricorso contro l’espulsione: i pm pugliesi sospettano che abbia ripreso i vecchi contatti per «riaccreditarsi nuovamente agli occhi dei suoi interlocutori e rappresentare per essi ancora un punto di riferimento importante nel gruppo di matrice terroristica». Capi d’imputazione ridimensionati cammin facendo: alla fine, Majid verrà condannato a due anni e mezzo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’altro ieri è tornato di nuovo libero, con l’ordine di espatriare nel giro di sette giorni: lo farà?

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