Furto a casa dei genitori di Matteo Salvini, i ladri presi con le valigie in mano

I georgiani fermati dalla Mobile stavano ripartendo dopo la raffica di colpi in Bande Nere.La tecnica della colla alla porta

Matteo Salvini

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Milano, 31 agosto 2018 - Valigie pronte. Biglietti aerei già prenotati da tempo. Refurtiva in parte piazzata nei canali della ricettazione in parte stipata nei bagagli per la successiva spartizione in patria. I ladri in trasferta erano pronti a lasciare l’Italia. E invece hanno trovato gli agenti ad attenderli nell’androne del palazzo: in cinque, tutti georgiani di età compresa tra 26 e 34 anni, sono stati fermati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di reati contro il patrimonio e possesso di arnesi per lo scasso; il giudice ha già convalidato i provvedimenti firmati dal pm David Monti e disposto la custodia cautelare in carcere per i componenti della gang. Sono loro, stando a quanto ricostruito dagli investigatori e anticipato ieri dal Giorno, gli autori della raffica di furti in abitazione in zona Bande Nere (tre quelli contestati al momento) che ha coinvolto nella notte tra il 14 e il 15 agosto anche l’appartamento abitato dai genitori del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Le indagini scattano il 16 agosto, quando mamma e papà del leader leghista rientrano a Milano dopo alcuni giorni di vacanza. All’inizio, si ipotizza anche che il colpo sia in qualche modo legato all’attività politica e governativa del figlio della coppia, ma basta il sopralluogo a fugare i dubbi: altre case sono state «visitate» sia in quello stabile che in quello di fronte, segno che un’unica banda specializzata è entrata in azione nei giorni a cavallo di Ferragosto. Di più: tutte le porte degli edifici presi di mira sono segnate con un filo di colla tra stipite e ingresso che si spezza automaticamente all’apertura; quelle chiuse da giorni sono tutte «buone» da svaligiare. Parte così un servizio mirato in quell’area della città, peraltro caratterizzata da un’impennata di blitz in controtendenza rispetto al resto della metropoli (+6% rispetto al 2017 nel territorio del Municipio 6 contro il -15% complessivo, secondo le elaborazioni dell’Ufficio statistiche e analisi criminale della Questura). Durante uno dei controlli, venerdì 24, gli agenti della Mobile notano due persone sospette nel parcheggio di un supermercato e decidono di bloccarle: sono entrambi georgiani, uno ha precedenti per furti in abitazione e con loro (addosso e nel baule dell’auto a noleggio) hanno soldi, arnesi per lo scasso, un tubetto di colla, orecchini d’oro e un mazzo di chiavi. Portati in Questura, i due vengono denunciati a piede libero per ricettazione e possesso di grimaldelli e rilasciati l’indomani: non hanno soldi e cellulari, non possono contattare i complici se non rientrando direttamente alla base.

Scatta un pedinamento lungo e difficoltoso, con diversi operatori delle sezioni Antirapine e Contrasto a crimine diffuso impegnati sul campo. Forse i due immaginano di essere seguiti e mettono in scena una serie di diversivi: parcheggiano la macchina a un chilometro dal covo e proseguono a piedi, accelerando e rallentando il passo e fingendo di sostare sotto le pensiline in attesa dei mezzi pubblici. Stratagemmi inutili: gli agenti non li perdono d’occhio e li vedono entrare in uno stabile a poche centinaia di metri dai palazzi derubati. È il momento in cui si decide di fare irruzione: i poliziotti chiamano gli altri colleghi in attesa e nel frattempo aprono il portone dello stabile con una delle chiavi prima sequestrate. Nell’androne, guardie e ladri si ritrovano faccia a faccia. Fine della corsa.

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