Costretta a prostituirsi, 23enne scrive ai parenti in Uruguay: liberata

Il suo aguzzino, sotto minaccia di morte, l'aveva ridotta in schiavitù. Trovato e arrestato grazie all'Interpol

Allarme prostituzione

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Milano, 30 maggio 2018 - Un 49enne dell'Uruguay è stato arrestato dalla polizia per riduzione in schiavitù e sfruttamento e induzione alla prostituzione nei confronti di una connazionale di 23 anni costretta a lavorare dallo scorso aprile su un marciapiede in via Teodosio, a Milano. La ragazza è riuscita a salvarsi inviando un messaggio ad alcuni parenti in Uruguay che, a loro volta, hanno avvertito le autorità locali dando il via a una macchina di ricerca che ha interessato Interpol e infine la questura milanese. La 23enne è stata salvata la notte scorsa in un palazzo in via Wildt, nella periferia nord-est della città. Era prigioniera del suo aguzzino, un uomo con diversi precedenti specifici in Italia a cui era arrivata tramite un'amica.

 Il 49enne le aveva promesso un lavoro in Italia come commessa, lei lo aveva raggiunto a Valencia per parlare dei dettagli ma, durante il viaggio verso Milano, le era stata spiegata la verità. Per costringerla a prostituirsi aveva raccontato alla ragazza di essere parte di un'organizzazione molto potente che avrebbe potuto vendicarsi sulla sua famiglia in Uruguay. Questa minaccia continua, il ritiro del passaporto e lo strettissimo controllo del cellulare, aveva indotto la 23enne a obbedire senza mai chiedere aiuto neppure alla vista della polizia in strada. Lentamente ha trovato il coraggio di reagire, ieri è riuscita a scrivere ad alcuni famigliari (registrati in rubrica con nomi fittizi per evitare che il suo aguzzino glieli cancellasse) e a inviare foto del luogo in cui si trovava. L'analisi delle immagini ha permesso di arrivare in poche ore al nascondiglio in cui era segregata

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