Milano, i musulmani: 6 moschee sono poche

Il Comune incontra le comunità e Maran avverte: "Probabile che la Regione approvi una nuova legge affossa-minareti"

Un momento di preghiera

Un momento di preghiera

Milano, 5 luglio 2018 - Sei moschee a Milano? Troppo poche e troppo piccole. Ci vorrebbe una grande moschea come a Roma o a Parigi. Questa, in sintesi, la posizione espressa ieri pomeriggio da alcuni rappresentanti della comunità islamica milanese al termine dell’incontro con la vicesindaco Anna Scavuzzo e l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran sul Piano per le attrezzature religiose (Par) del Comune contenuto nel nuovo Piano di governo del territorio che la Giunta vuol far approvare a settembre.

Le linee di indirizzo del Piano per i nuovi luoghi di culto sono già state indicate dall’esecutivo di Palazzo Marino: tre aree comunali – gli ex bagni pubblici di via Esterle, il parcheggio di via Novara e il terreno di via Marignano – saranno messi a gara al termine dell’iter di approvazione del Piano (gli islamici potranno concorrere solo per due spazi su tre), mentre quattro luoghi di culto islamici per ora abusivi, quelli di via Padova-Cascina Gobba, via Maderna, via Gonin e via Quaranta, dovrebbero essere regolarizzati. Meglio usare il condizionale, vedremo più avanti il perché. Al termine dell’incontro, intanto, Sharif Mohamed della Comunità islamica Fajir di via Quaranta sottolinea: «Noi siamo uno dei centri di preghiera che dovrebbero essere regolarizzati, siamo soddisfatti, ma secondo noi non saranno sufficienti solo sei moschee per tutta la comunità islamica milanese. Quante ne servirebbero? Almeno dieci». Abdu-r-Rahman del Centro islamico di Milano e Lombardia ai confini tra Segrate e Milano, invece, pone un’altra questione: «Sarebbe bello avere anche una moschea-cattedrale, una moschea grande come quella di Roma o di Parigi».

Maran, intanto, prima fa una premessa («provo disagio a presentare questo Piano per le attrezzature religiose, perché il diritto di culto è già sancito nella nostra Costituzione»), poi avverte le comunità religiose, in primis quella islamica, sul possibile esito dell’iter del Piano per le attrezzature religiose: «La legge regionale crea un percorso a ostacoli che complica il cammino. Ed è probabile che la Regione torni a intervenire sulla norma indicando nuove distanze dei luoghi di culto dai punti sensibili della città. Sarebbe un intervento normativo che metterebbe fuori gioco i luoghi di culto ancora non riconosciuti, ma la Regione dovrà indicare una distanza ragionevole: se sarà una distanza artificiosa per fare in modo che nessuno possa realizzare un luogo di culto, ci potrebbero essere problemi di costituzionalità della legge. Noi, intanto, dobbiamo lavorare seguendo le leggi vigenti». Come dire: il Piano per le attrezzature religiose c’è, ma è a forte rischio.

La Scavuzzo, infine, replica ai musulmani sulla richiesta di una grande moschea: «Le tre aree individuate per nuovi luoghi di culto sono di media dimensione, soprattutto quelle in via Novara e in via Marignano. Ma credo che noi dobbiamo rispondere a molte comunità islamiche, quindi luoghi più piccoli ci permettono di seguire meglio quello che sono le esigenze dei fedeli».

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