Buccinasco, l’ex villa bunker apre ai bambini

Era il quartier generale di Paolo Sergi, boss della ’ndrangheta

La villetta in via Odessa

La villetta in via Odessa

Buccinasco (Milano), 18 dicembre 2018 - La chiamavano “la villa bunker”, in via Odessa al civico 3, una delle viette di Buccinasco circondate dal verde, appartata, ma a due passi dal grande parco Spina Azzurra. Un’abitazione sviluppata su tre piani, con un giardino immenso che la circonda. Era il quartier generale dei Sergi, un nome che ha fatto la storia nera della ‘ndrangheta alle porte di Milano. Lì ci abitava Paolo, boss sanguinario imparentato con la ‘ndrina dei Papalia, condannato a sei ergastoli per omicidi, droga ed estorsioni (morto nel 2016 a 68 anni, dopo una lunga malattia).

La villa dei Sergi è stata sequestrata e confiscata, restituita al patrimonio comunale nel 2007, poi affidata a un’associazione che l’aveva trasformata in uno spazio dedicato ai bambini. Un asilo nido che nel 2016 ha dovuto chiudere i battenti perché «il gruppo non poteva più sostenere le spese - spiega il sindaco di centrosinistra Rino Pruiti -. Il Comune ha poi estinto il mutuo contratto anni prima dall’associazione. Ora mettiamo a disposizione della collettività la struttura: il valore sociale è altissimo, intendiamo aiutare i minori in difficoltà, in particolare i bambini seguiti dal Servizio di Tutela Minori del nostro distretto o residenti nel nostro Comune».

Da villa di ‘ndrangheta a spazio riservato ai minori che potranno trovare un luogo di accoglienza che offre «un servizio di cura e assistenza socio-educativa, pedagogica e sanitaria qualificata». Insomma, un posto sicuro dove i bambini saranno accolti, per il periodo di affido stabilito dal Tribunale, da operatori qualificati. Il bando per l’assegnazione è già stato pubblicato: una concessione a uso gratuito per 12 anni, con l’obbligo per chi lo gestirà di effettuare lavori di ristrutturazione e di provvedere alle spese per i consumi.

«Restituire alla collettività un bene tolto alle mafie è un dovere per la nostra amministrazione», aggiunge Pruiti. Dello stesso parere Rosa Palone, assessore alla Cultura antimafia: «Il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati fu un’intuizione di Pio La Torre, promotore di una legge coraggiosa che ha determinato un’innovativa strategia di contrasto alla mafia. Sottrarre i beni ai mafiosi è importante non solo per smantellare il loro impero economico, ma anche per il valore simbolico e morale: è la vittoria dello Stato che si riappropria di quei beni e li mette a disposizione dei più fragili, nel nostro caso bambini e ragazzi che hanno bisogno di tutto il supporto possibile per non prendere cattive strade».