Fallimenti, a Varese un'annata da “primato”

In sette mesi è stata quasi raggiunta la quota del 2017

La sezione fallimentare di un tribunale lombardo (Archivio)

La sezione fallimentare di un tribunale lombardo (Archivio)

Varese, 28 agosto 2018 - L'impresa in provincia di Varese? Un fallimento. Letteralmente. Secondo i dati pubblicati sul portale online del tribunale del capoluogo nei soli primi sette mesi del 2018 si è quasi raggiunto il numero complessivo di procedure fallimentari aperte nel 2017. Da gennaio a luglio sono state 64 le “pratiche” avviate da altrettante società con sede in provincia di Varese che, come si usa dire nel linguaggio comune, hanno portato i libri in tribunale.

Nel 2017 in dodici mesi le procedure erano state complessivamente 71. Il trend di quest’anno sembrerebbe suggerire che l’accenno di ripresa registrato sul territorio nel 2017 si è arrestato, se non addirittura invertito: di questo passo il numero di fallimenti avviati quest’anno supererà quello del 2017. Certo, si è lontani dal record negativo registrato nel 2014 quando, in piena crisi, furono 130 le imprese che cedettero le armi chiudendo i battenti. Si è però altrettanto lontani dal record positivo registrato nel 2008, quando la crisi si stava affacciando alle porte ma l’economia varesina e nel nord della provincia era ancora al massimo: dieci anni fa furono in tutto 31 le aziende che approdarono al tribunale fallimentare di Varese.

Meno della metà di quelle che lo hanno fatto nei primi sette mesi del 2018, cento in meno rispetto a quelle costrette alla chiusura nel 2014. Nonostante questi dati e nonostante, pur a corto di personale, la sezione fallimentare di Varese mantenga ottimi standard sulla tempistica di gestione delle procedure la riforma giudiziaria vorrebbe lo spostamento della sezione varesina a Monza.  "Un fatto – spiega il presidente del tribunale di Varese Vito Piglionica – contro il quale ci stiamo tutti opponendo con forza". Non soltanto la massima carica del sistema giudiziario varesino, ma anche tutta l’avvocatura del locale foro, a cominciare dal presidente dell’ordine degli avvocati Sergio Martelli, e la politica espressa dal territorio: dai sindaci sino ai parlamentari, passando per il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, avvocato del foro varesino. "Sarebbe un disagio enorme per i cittadini – spiega Piglionica – e andrebbe a incrementare una situazione già abbastanza complessa visti i numeri".

La maggior parte delle società varesine andate fallite, infatti, chiude non per debiti ma paradossalmente per crediti non riscossi, come ha sottolineato recentemente il presidente della camera civile di Varese Sergio Terzaghi. Si tratta di un effetto domino: l’azienda in difficoltà non paga i propri fornitori. Se ingiunzioni di pagamento e precetti, fino ad arrivare alle procedure fallimentari a garanzia dei creditori, impiegano anni a portare risarcimenti nelle casse di chi ha prestato la propria opera alla società in odor di fallimento, anche queste realtà (si tratta di solito di piccole e medie imprese) si ritrovano in cattive acque. "Spostare la sezione fallimentare a Monza – conclude Piglionica – significherebbe gioco forza prolungare le tempistiche. E questo andrebbe a riflettersi sull’economia del territorio".