Due Associazioni e un Comitato: basteranno per tutelare il futuro dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata?

Pubblicato: Martedì, 17 Luglio 2018 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – In città sono tornate le preoccupazioni per l’avvenire del sito religioso millenario

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Negli ultimi giorni l’Abbazia di San Nilo è tornata al centro del dibattito e delle riflessioni di Grottaferrata. L’ultimo appello dell’ex assessore Mauro Tomboletti è il segnale inequivocabile che le preoccupazioni sono tornate a riaffacciarsi nella comunità. La raccolta di firme che solo un anno e mezzo fa fu organizzata da un nutrito gruppo di cittadini all’indirizzo di Papa Francesco non ha avuto risposta. Nella missiva, inedita nella storia della comunità, si scriveva: ''Avvertiamo lo sfaldamento di parte della nostra comunità, perché da sempre percepiamo i monaci come parte integrante della nostra famiglia”. E ancora: ''Ci rivolgiamo a lei Santo Padre per tenere alimentata quella fiammella di speranza che ancora riesce a fare da collante alla nostra comunità. Abbiamo la consapevolezza delle difficoltà storiche del Monachesimo Basiliano, a causa delle crisi vocazionali e il Monastero di San Nilo, da qualche tempo paga pesantemente questa situazione. Una gestione esterna ai monaci sta determinando un processo di distacco, che provoca uno scollamento con il tessuto sociale e culturale del paese''.

L’iniziativa era stata percorsa a seguito del passaggio di consegne tra l’Egumeno Michel Van Parys e il Vescovo di Albano Marcello Semeraro. Un momento intermedio, si era pensato, che però dura da due anni in una comunità monastica ridotta a pochi monaci anziani e destinata, secondo molti, a cambiare identità in forme ancora allo studio del Vaticano. Questo almeno è ciò che si dice, visto che sostanzialmente oggi è una figura di rito latino a reggere un complesso religioso orientale. Sullo sfondo il mistero di come una realtà così importante sia potuta declinare senza interventi specifici da parte delle autorità superiori e anche, diciamola tutta, di Grottaferrata stessa, visto che la politica locale è letteralmente stata a guardare cosa accadeva, occupata molto a scontrarsi su altri temi di consenso e non sull'identità più profonda del territorio.

Oltre a Mauro Tomboletti, c’è un altro rappresentante criptense, Virgilio Avato, Presidente dell’Associazione ‘Amici dell’Abbazia Greca di San Nilo’, che da molto tempo lancia i suoi appelli a favore della tutela del riferimento monastico. Anche recentemente, incontrando Papa Francesco in occasione del 25° Anniversario della Fondazione Centesimus Annus ProPontefice, ha ricordato: “E’ stato un grande onore per me incontrarlo per la terza volta e per la terza volta gli ho ricordato che l’Abbazia Greca di Grottaferrata deve essere salvata” (leggi Grottaferrata, per Virgilio Avato incontro a sorpresa con Papa Francesco: “Gli ho ricordato di salvare l’Abbazia”).

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L’Abbazia da salvare e quella da valorizzare. Come ad esempio accade da qualche anno con i ‘5 Sabati in Abbazia’, manifestazione di successo organizzata dall’Associazione Culturale San Nilo del Presidente Franco Portelli e che vede la partecipazione di illustri personalità del mondo religioso per la spiegazione dell’altra Chiesa che non vediamo, quella meno conosciuta, in un messaggio di profondo ecumenismo di cui l’Abbazia, per natura, è portatrice.

Detto questo, c’è anche un discorso collaterale che non può essere sottaciuto. L’Abbazia ha fatto nascere Grottaferrata, le ha dato il nome, ma oggi è sostanzialmente decontestualizzata dalla vita sociale della città. Le varie amministrazioni hanno parlato del suo rilancio in chiave turistica solo a parole, ma con zero fatti concreti. Di recente ha riaperto finalmente (ma ci sono voluti venti anni) il Museo Archeologico, ma l’impegno reale per determinarne l’apertura è del Gruppo Archeologico Latino che svolge mirabilmente il suo compito con passione straordinaria e con un minimo sostegno attivo per promozione, visibilità e comunicazione, da parte dei ruoli istituzionali. Persino la Fiera, nata attorno alle mura roveriane con i pellegrinaggi mariani, non bada più alla sua madre culturale e spirituale, preoccupandosi più di infilare quelle 70-100mila persone dentro enormi capannoni di plastica senza badare troppo al rilancio, congiuntamente, di uno dei siti religiosi di fondamentale importanza per l’Italia e l’Europa.

Ora da Mauro Tomboletti è nata una nuova idea: costituire un Comitato per il Millenario della Consacrazione del 2024. Basterà, assieme al lavoro delle Associazioni, a far saltare di qualità l'impegno per l’Abbazia? Qual è il futuro del sito millenario? Domande ancora senza riposta certe. Forse è per questo che dentro alla comunità locale le perplessità e le preoccupazioni non hanno mai smesso di circolare. Come in questi giorni.

Leggi anche: Grottaferrata, Tomboletti: "Preoccupati per l'Abbazia, diamo vita al Comitato per il Millenario di Consacrazione del 2024"

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Commenti  

# Carlo Fatuzzo 2018-08-10 11:05
La politica, la fiera, le associazioni laicali, le "autorità superiori": fa tenerezza codesto affannoso sforzo di cercare per mari e per monti soccorritori e operatori di salvataggio per chi non è in grado di nuotare autonomamente. Fuor di metafora - chiedo venia se sarò ripetitivo (tuttavia non più dei vostri articoli) -, è soltanto la comunità monastica stessa dal suo interno che può determinare il proprio avvenire, non gli interventi esterni. Se una comunità religiosa vive in modo totalizzante il Vangelo, se incarna l'ideale e il carisma per i quali essa esiste, se ha al proprio interno la forza di una testimonianza credibile di autenticità e radicalità, allora quella comunità andrà avanti. Per il resto, un monastero è un monastero, cioè un centro di spiritualità in clausura, quindi deve aprire le proprie porte con massima cautela e soltanto per motivi spirituali. Non c'entrano turisti e fiere campionarie.
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