Denaro dalla Romania in Italia: la rete degli Inquieto

Denaro dalla Romania in Italia: la rete degli Inquieto
di Marilù Musto
Domenica 15 Aprile 2018, 14:47 - Ultimo agg. 17:35
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Piccole cifre, dai 500 ai mille euro. «Briciole» che dalla Romania finivano in Italia sui conti dei dipendenti dell'impresa della famiglia Inquieto a Pitesti. Briciole che, però, sono state setacciate dagli inquirenti. C'è il conto, ad esempio, intestato a Teresa Sagliano o a Maria Massa su cui arrivava il denaro. Fino a quello intestato a Daniela Inquieto nel giugno del 2017. Uno, persino a Carmine Palmiero. Niente di strano. Se non fosse che Nicola Inquieto, titolare del conto in Romania, è stato arrestato quattro giorni fa per aver riciclato il denaro del boss della camorra Michele Zagaria a Pitesti una cittadina della Transilvania ai confini dell'Europa, e i destinatari sono incensurati che non hanno mai avuto problemi con la giustizia. Tutti i titioari dei conti correnti italiani erano però finiti in Romania con il sogno di guadagnare denaro e per portarlo in Italia. Un «viaggio» della speranza al contrario, verso il paese più povero dell'Europa, ma frontiera di investimenti grazie all'abbattimento delle tasse sulle imprese. Un versamento, in particolare, destra curiosità: quello nei confronti del consigliere comunale d'opposizione di Aversa, Carmine Palmiero, uno dei più accaniti «nemici» politici dell'attuale sindaco di Aversa, Enrico De Cristofaro.

Al centro fra Palmiero e Inquieto c'è una cifra: 958 euro,  finita sul conto del consigliere il 2 maggio 2012, esattamente un anno dopo la diffusione della notizia che il fratello di Nicola Inquieto, Vincenzo, era finito dentro per aver ospitato il capo dei capi dei Casalesi nella villa di via Mascagni a Casapesenna. Proprio lì, nella roccaforte del boss, dove Michele Zagaria «capastorta» è stato scovato come un topo in gabbia il 7 dicembre del 2011 dalla squadra di poliziotti scelti da Vittorio Pisani. «Posso spiegare il perché», dice adesso l'esponente di Noi Aversani. «Mio fratello Luciano nel 2012 si era recato a Pitesi per lavorare e doveva inviare del denaro in Italia, alla famiglia, ma non era titolare di un conto corrente. Quindi chiese a Nicola Inquieto di far transitare la paga mensile dal suo conto sul mio, qui ad Aversa». Tutto chiaro, dunque.

Lontano dalle logiche economiche, si torna ad Aversa, nella città normanna che politicamente vive un periodo senza smalto con il sindaco indagato e sotto processo, con un piano per i lavori che non decolla e con inchieste che ne sfiorano la stabilità. L'attenzione degli inquirenti è puntata sugli intrecci politici e mafiosi in Romania e sui ganci all'estero del clan dei Casalesi, ancora potenti.

 

Nicola Inquieto - che in Romani aveva costruito un impero - per ora resta in carcere in Romania. E forse lui potrebbe svelare il motivo di quel versamento. La corte dovrà pronunciarsi sull'istanza che la Procura di Napoli sta confezionando in questi giorni. Potrebbero esserci motivi ostativi, le pratiche di questo tipo non hanno quasi mai un esito scontato, nonostante i trattati esistenti tra i Paesi dell'Unione Europea persistono dei nodi che Strasburgo non è ancora riuscita a sciogliere.

D'altronde, i Paesi dell'Est fanno parte di quelli che David Ellero, ufficiale dei carabinieri responsabile degli investigatori dell'Europol che si occupano di contrasto alle organizzazioni criminali, definisce «buchi neri». Buchi da dove si inviano soldi, però. E a Pitesti, secondo quanto emerso dall'operazione «Transilvania», c'è l'investimento di Zagaria. Che è stato un boss imprenditore in Italia. E che ora sarebbe un ergastolano al 41bis.
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