«Voglio vivere da occidentale»,
tunisina 15enne segregata dal padre

«Voglio vivere da occidentale», tunisina 15enne segregata dal padre
di Gabriella Cuoco
Domenica 28 Ottobre 2018, 10:14 - Ultimo agg. 10:23
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«Non voglio vivere da musulmana, mi sento cristiana e per questo sono stufa di vivere rinchiusa in casa. Voglio una vita normale, come tutte le mie coetanee». In un caldo pomeriggio di agosto, con una voce decisa e senza esitare, scatta la telefonata ai carabinieri.

Una 15enne di origini tunisine, ma nata in Italia, denuncia le angherie psicologiche e i maltrattamenti del padre, 53enne autista di camion per una ditta del Napoletano che, dopo una serie di riscontri da parte degli assistenti sociali, viene immediatamente iscritto nel registro degli indagati. Lei, che a giugno ha conseguito il diploma di licenza media presso a Santa Maria a Vico, ha sempre seguito l'ora di religione con rispetto e, soprattutto, con tanta volontà di conoscerla a fondo.

Tutti sapevano a scuola, compagni e insegnanti, che la ragazzina voleva imparare e a dire il vero, a quanto pare, c'era anche il via libera della madre, che aveva firmato ad inizio anno scolastico, l'accettazione per poterlo fare.
Il tutto, infatti, è documentato anche in un certificato consegnato dagli avvocati del padre, Michele Nuzzo e Raffaele Carfora, al tribunale dei minori di Napoli, che in questi giorni sta vagliando la richiesta della Procura dei minori di sospendere la podestà genitoriale del padre.

I genitori, entrambi di cultura islamica da sempre, ma in Italia da venti anni circa, secondo la testimonianza della ragazzina, le avevano imposto di seguire la religione musulmana (ma non di indossare il burqa) e, nel momento in cui la stessa, si era rifiutata, il 53enne l'aveva picchiata e rinchiusa in casa. Solo in qualche caso, di cerimonie particolari, l'uomo aveva chiesto alla figlia di mettersi il velo. Il tutto, però, era avvenuto in un periodo in cui la madre era lontana da casa e si trovava in Tunisia, per alcuni problemi legati alla sua famiglia d'origine.
 
L'uomo, C.A.B.S., che è indagato per maltrattamenti, domani mattina, alle 10,30, presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, davanti al gip Enea, ascolterà le parole della figlia durante l'udienza dell'incidente probatorio. Non riuscirà però a guardarla negli occhi in quanto, quasi certamente, sarà utilizzato un vetro schermo affinché la 15enne non possa vedere il padre durante l'udienza. Lei, da oltre due mesi, vive in una comunità della Campania, lontana da casa, e anche dall'affetto della madre (che lavora come domestica) e del fratellino di dieci anni, al quale era molto legata e accudiva nel pomeriggio.

Ora, sono gli assistenti sociali a curarsi di lei, gli stessi che in questi mesi, secondo quanto hanno raccontato i legali del padre, non hanno dato il via libera alla madre di poter far visita alla ragazzina. Insomma, la 15enne vive ora «sotto protezione» e secondo gli assistenti sociali la madre potrebbe essere vittima del padre, visto che non si è opposta a quanto è accaduto e continua a vivere sotto lo stesso tetto dell'uomo. «Il mio assistito dicono gli avvocati Carfora e Nuzzo ha negato di aver usato violenza nei confronti della figlia. Le chiedeva solo di restare in casa e di accudire il fratellino in mancanza della madre.

A dire il vero, la 15enne frequentava anche alcuni amici della zona e non penso assolutamente che il padre le vietava di vederli. So anche che quest'estate, poco prima che avvenisse il suo trasferimento in una casa per minori, la stessa con il via libera del genitore è andata anche al mare.

Ovviamente, aspettiamo di ascoltare la tesi della ragazza dopodiché decidere il da farsi». Le domande del pm Gaudino e degli avvocati, durante l'incidente probatorio di domani mattina, saranno ovviamente filtrate dal giudice e da uno psicologo.

La 15enne potrebbe essere talmente psicologicamente da fare anche scena muta, così come è avvenuto diverse volte negli ultimi tempi con gli assistenti sociali che la seguono. Intanto, la prima udienza del processo è fissata il 10 dicembre presso il tribunale dei minori di Napoli. Una storia che ora verrà ricostruita nelle aule giudiziarie.
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