Don Mimmo Battaglia scende in campo a tutela della salute di chi ha scelto di vaccinarsi e, dunque, vorrebbe non mettere a rischio la propria vita a causa di qualche improvvido No vax. In una lettera inviata a sacerdoti, diaconi, ministri straordinari della Comunione - ovvero quei laici cui è affidato, solo quando c'è una reale necessità, il servizio della distribuzione dell'eucarestia - e operatori pastorali, il vescovo chiarisce che tutti i non vaccinati dovranno necessariamente sottoporsi al tampone se intendono continuare a svolgere il loro servizio a favore del Popolo di Dio frequentando chiese e comunità parrocchiali.
Battaglia lo ho spiegato a chiare lettere ricordando ai destinatari delle sue inderogabili disposizioni che il Governo italiano ha prorogato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre. Da qui la richiesta - specialmente a coloro che per varie ragioni si trovano a contatto con persone di diversa età e condizioni di salute - di adottare comportamenti responsabili e generosi. Ed ecco le ragioni che hanno indotto l'arcivescovo a mettere nero su bianco le regole da seguire: Alcune persone, - scrive Battaglia - tra cui qualche ministro ordinato e qualche operatore pastorale, mi hanno manifestato la loro impossibilità fisica o morale a sottoporsi alla vaccinazione. Pertanto - aggiunge - diventa indispensabile il tampone rinofaringeo, al quale sottoporsi secondo le disposizioni delle autorità sanitarie, al fine di scongiurare eventuali positività al coronavirus. Nessuna sorpresa tra i rappresentanti del clero napoletano che sarebbe in larghissima parte già pronto anche per la terza dose; qualche mal di pancia si registra invece tra i cosiddetti operatori pastorali. Chi sono? I laici che hanno ricevuto dal parroco, talvolta dallo stesso vescovo, il compito di svolgere, a nome della parrocchia, un servizio nell'ambito della vita ecclesiale. In altre parole: i catechisti, i volontari dei vari centri di ascolto e degli oratori, i cosiddetti animatori della liturgia (lettori, accoliti, coro, ministranti per il servizio all'altare), e quelli della Pastorale giovanile e familiare. E ancora, allo stesso modo, chi si occupa di assistere gli anziani e chi invece della pulizia della chiesa e della manutenzione dei locali parrocchiali. Insomma, tutto quel mondo di fedeli - in linea di massima su base volontaria - che compone la comunità parrocchiale.
Ed è proprio tra loro che si anniderebbe il maggior numero di No vax.
Non solo: «Per contribuire a una maggiore e più efficace informazione - aggiungeva ancora la Cei - potrebbe essere opportuno promuovere incontri con esperti che possano offrire spiegazioni e delucidazioni sul tema delle vaccinazioni». Resta, dunque, fondamentale mitigare i rischi di trasmissione del virus, che è ancora pericoloso, specialmente nelle sue varianti - avvertiva la lettera. «Per questo è bene continuare a osservare le misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio, quali l'uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l'igiene costante delle mani. La prevenzione di nuovi focolai passa, infatti, attraverso l'adozione di comportamenti responsabili e un'immunizzazione sempre più diffusa». Direttive che Battaglia chiede che vengano rispettate in maniera puntuale e rigorosa. È necessario salvaguardare dal rischio Covid la salute dei fedeli e rendere le chiese un luogo dove potersi incontrare in serenità e nel rispetto delle regole.