Napoli, la rivolta degli ambulanti abusivi: l'ombra della camorra dietro le bancarelle fuorilegge

Napoli, la rivolta degli ambulanti abusivi: l'ombra della camorra dietro le bancarelle fuorilegge
di Nico Falco
Domenica 26 Novembre 2017, 12:26 - Ultimo agg. 19:37
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Capi di abbigliamento contraffatti alla perfezione, chincaglieria, generi alimentari, prodotti di elettronica e accessori, artigianato etnico e persino spazzatura appena tirata fuori dai cassonetti: sulla bancarelle può spuntare di tutto e, nel fare una stima del giro di soldi che c'è dietro, le cifre sarebbero a sei zeri. Il mercato abusivo, e degli abusivi, a Napoli è capace di spostare enormi capitali, con somme da capogiro per chi muove i fili e spiccioli per chi, in strada, cerca di guadagnarsi la pagnotta da ultima ruota del carro.

I punti più caldi in città sono quelli dell'area alle spalle del corso Umberto, la zona di Porta Nolana, i vicoli della Stazione Centrale. Ma oltre che per zone è necessario fare un distinguo che si basi anche sulla tipologia di prodotti in vendita: se nei pressi di via Tribunali, teatro della protesta di ieri mattina, la questione è legata per lo più all'assenza di autorizzazioni, in altri posti di illegale non c'è solo la vendita ma anche il prodotto. Caso eclatante è quello di via Cesare Carmignano, alle spalle del corso Garibaldi, che diventa un suk dove le bancarelle vengono allestite sugli stessi marciapiedi. I controlli delle forze dell'ordine hanno evidenziato che in quella strada secondaria succede di tutto: dallo spaccio di droga alla vendita di prodotti contraffatti, fino allo smercio di telefoni cellulari rapinati e di altra refurtiva.
 


La bolla di via Carmignano esplose nel 2014, quando uno degli extracomunitari aggredì una donna che si era lamentata perché le bancarelle le impedivano di rientrare in casa. Ci fu uno scontro tra venditori e residenti, con lanci di bottiglie e secchiate d'acqua, interrotto dall'intervento delle volanti dell'Ufficio Prevenzione Generale che mise in fuga gli abusivi. Per qualche giorno gli ambulanti si spostarono nei pressi della stazione della Circumvesuviana di Porta Nolana, per poi tornare successivamente, una volta calmatesi le acque, tra via Carmignano e via San Cosmo Fuori Porta Nolana. Ancora oggi i controlli causano il fuggi fuggi generale, ma la situazione resta tesa: gli interventi vengono effettuati col supporto della polizia.
 
Con il corso Umberto deambulantizzato, i venditori si sono spostati lungo le strade adiacenti, più interne. Qualche mese fa in via Marvasi i carabinieri beccarono un ricettatore algerino che cercava di vendere 18 smartphone e un computer portatile ai passanti; parte della merce risultò rubata e per l'uomo scattò il fermo con l'accusa di ricettazione. Il mercatino dei rifiuti di piazza Garibaldi è scomparso, ma l'area è perennemente pattugliata da una unità della Polizia Municipale: basta che per un giorno la volante che copre la zona tra via Firenze e il corso Novara venga dirottata su altri servizi che ricompaiono i lenzuoli a terra.

Stesso discorso vale per il Lungomare e per via Roma, dove gli abusivi scappano all'arrivo dei lampeggianti e ritornano subito dopo, sfruttando quell'intervallo tra i pattugliamenti per cercare di vendere qualcosa. Un paio di settimane fa, con un servizio mirato, gli agenti dell'Unità Operativa Chiaia della Municipale avevano passato al setaccio piazza Trieste e Trento, via San Carlo, via Chiaia, piazza Carolina, via Cavallerizza a Chiaia, via Cesario Console e via Nazario Sauro, sequestrando centinaia tra borse e occhiali contraffatti e quasi un migliaio di accessori per cellulari e chincaglieria.

Altro polo del falso napoletano, la zona della Duchesca. È tra queste strade che la polizia, a metà novembre, aveva scoperto uno dei depositi, dove vengono stoccati capi di abbigliamento e accessori contraffatti. Gli agenti del commissariato Vicaria Mercato, dopo aver osservato numerosi extracomunitari che andavano a rifornirsi per la vendita, avevano fatto irruzione in uno stabile nei pressi di via Poerio trovando un centinaio di capi di abbigliamento, tutti con etichette false e con marchi di note case di moda. È qui che, forse più che in altre zone, è evidente la mano della camorra sull'affare. Nella zona della Maddalena, a inizio anno, vennero feriti a colpi di pistola tre ambulanti e, per errore, una bambina napoletana di 10 anni. Dietro il raid, gli interessi della malavita organizzata sul business della merce contraffatta: a sparare, hanno appurato le indagini della Squadra Mobile, erano stati alcuni pregiudicati del clan Mazzarella per punire un ambulante che si era opposto al pagamento del pizzo. Lo stesso clan con la contraffazione aveva costruito un affare da dieci milioni di euro l'anno: lo certificano le indagini della Guardia di Finanza, che nel 2014 avevano portato all'arresto di 49 persone e alla scoperta di numerosi laboratori tra Napoli, Abruzzo, Lombardia e Lazio; la multinazionale del falso, composta da personaggi di vari clan che operavano in mutuo soccorso per accaparrarsi i migliori materiali e per raffinare le tecniche, faceva capo ai Mazzarella.

Alla Maddalena il fenomeno della vendita di prodotti contraffatti è in diminuzione, soprattutto per via dei frequenti controlli della Polizia Municipale, ma le bancarelle si sono spostate verso i vicoli più interni.
Anche sul versante dei controlli i numeri eccezionali testimoniano la portata del fenomeno. Soltanto nel 2016 la Municipale ha ispezionato 55 depositi in città, scovati dopo lunghe attività di indagine. Ultimo colpo, quello degli inizi di novembre proprio alla Duchesca: una squadra di 24 della Polizia Investigativa era intervenuta nell'area tra via Santa Candida, via Fanzini e via Scherillo fermando alcuni ambulanti e sequestrando la merce. Sotto chiave erano finiti quasi 10mila pezzi tra giubbini, borse e paia di scarpe e quasi 2mila tra cinture e tute. Tutto contraffatto e, in parte, apparentemente di ottima fattura. E quest'ultimo aspetto, spesso, lo testimoniano le risposte delle case produttrici, quando viene invitato loro un campione dei capi sequestrati per appurarne la provenienza. Le società confermano che si tratti di oggetti contraffatti, ma con una postilla: sono fatti talmente bene che potrebbero essere spacciati per un capo originale senza troppi problemi.

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