Esattore del clan tradito dal cenone,
preso mentre era a casa coi parenti

Esattore del clan tradito dal cenone, preso mentre era a casa coi parenti
di Dario Sautto
Giovedì 27 Dicembre 2018, 13:34
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La sua condanna per estorsione per conto del clan Gionta era diventata definitiva da alcuni giorni, ma ha provato ad evitare il carcere. I poliziotti però, l'hanno sorpreso a Natale, quando aveva fatto ritorno a casa per festeggiare in famiglia. Aristide Immola, 37 anni, pregiudicato del rione Murattiano di Torre Annunziata, è stato raggiunto da un ordine di carcerazione emesso dalla Corte d'Appello di Napoli a metà dicembre. Per una decina di giorni però, Immola si è dato alla macchia, sapendo ormai di dover andare in carcere per scontare una pena definitiva a sei anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tre anni fa infatti, Immola era finito in manette in un blitz anticamorra insieme, tra gli altri, al baby boss Valentino Gionta junior.

I «VALENTINI»
Era lui, secondo l'Antimafia, uno degli esattori del clan Gionta, legato in particolare alla famiglia Chierchia, parenti proprio del nipote del capoclan e fondatore dei «valentini». I fatti contestati a Immola erano datati 2012. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il 37enne si era presentato più volte da alcuni commercianti per pretendere la rata del pizzo di Natale. «Un regalo per i carcerati», era la richiesta di Immola, per conto di alcuni detenuti del clan Gionta. Un contributo che il commerciante di turno titolare di un piccolo panificio era stato costretto a versare nelle casse della camorra tramite l'esattore di turno: 150 euro, dopo l'iniziale pretesa di 250. Sapendo dell'ormai imminente arresto però, Aristide Immola aveva tentato di darsi latitante. Per qualche giorno, in effetti, è risultato irreperibile alle forze dell'ordine, che avevano provato due volte a notificargli l'ordine di carcerazione. Poi, gli agenti del commissariato di Torre Annunziata, guidati dal dirigente Claudio De Salvo, hanno avviato le indagini sugli spostamenti del 37enne, riuscendo a scoprire in pochi giorni che Immola avrebbe fatto ritorno a casa proprio a Natale. Alcuni appostamenti nel rione Murattiano, poi il blitz e l'arresto.

GLI APPOGGI
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Immola non si era mai allontanato da Torre Annunziata, provando a «scomparire» in città, sfruttando l'appoggio da alcuni amici e parenti, tra il rione sua roccaforte e i quartieri popolari della cittadina oplontina. Sentendosi sicuro poi, aveva deciso di trascorrere il Natale a casa con i parenti più stretti, ma i poliziotti lo stavano controllando e l'hanno bloccato nella sua abitazione. Immola non ha opposto resistenza, si è fatto ammanettare ed è stato subito accompagnato nel penitenziario di Secondigliano. Lì, uno degli esattori del clan Gionta comincerà a scontare i suoi 6 anni di carcere. La scorsa settimana, alcuni collaboratori di giustizia avevano ricostruito in aula come a Torre Annunziata «tutti pagavano il pizzo». Imprenditori e commercianti venivano taglieggiati con richieste estorsive che nel caso delle imprese più grosse, arrivavano a 50mila euro all'anno.
 
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