Il vescovo di Ischia scrive ai turisti: «Grazie di essere qui»

Il vescovo di Ischia scrive ai turisti: «Grazie di essere qui»
di Ciro Cenatiempo
Giovedì 7 Giugno 2018, 08:46 - Ultimo agg. 09:39
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«Ascolta, Accogli, Ama», erano state le tre parole chiave della memorabile visita di Giovanni Paolo II nell'isola verde. A ridosso del sedicesimo anniversario di quell'evento storico, e ispirandosi a quella «tripla A» dettata dal papa santo che sintetizza i valori dell'ospitalità, radicati e profondi in questa terra in mezzo al mare ferita dal sisma del 21 agosto 2017, il vescovo di Ischia, Pietro Lagnese, ha scelto di rivolgere la sua lettera di benvenuto ai turisti. In concomitanza con l'arrivo della stagione calda, si rinnova un appuntamento dai toni dialogici e accorati con i viaggiatori, anzi con ognuno di loro, che esprime gioia e buoni auspici di rinascita, evocando le peculiarità dei paesaggi e delle atmosfere ischitane. Una consuetudine che quest'anno assume un significato ulteriore, e più profondo. «Sono contento scrive monsignor Lagnese rivolgendosi ad ogni «singolo» turista - che tu sia riuscito a ritagliarti qualche giorno di distensione. Spero che qui tra noi tu possa stare bene e, una volta lasciata l'isola verde, ritorni con rinnovato entusiasmo alla vita di sempre». Ma più avanti in vescovo aggiunge: «Grazie per essere venuto a Ischia. La scelta di trascorrere sull'isola alcuni giorni di distensione è per noi motivo di speranza e sprone a non perdere la fiducia».
 
In una fase in cui le indicazioni di una ripresa per il comparto alberghiero non sono omogenee, dopo un mese di maggio in chiaroscuro per aziende e operatori, quello del vescovo è un segnale che manifesta sensibilità verso le sensazioni più intime che avvolgono il rituale vacanziero, con un occhio di riguardo ai temi sociali. Per Lagnese «i giorni della vacanza possono rappresentare un tempo particolarmente fecondo che consente di ritrovare energie e motivazioni per disporsi a fare meglio e con più entusiasmo ciò che facciamo solitamente, ma anche un'occasione per riprendere in mano la propria vita». Poi sottolinea: «Spero soprattutto che tu possa fare l'esperienza di sentirti pensato e amato da Dio e di scoprire, anche attraverso la contemplazione dello spettacolo meraviglioso che Ischia ci offre, che Dio ci ha colmati di tanti doni anche se, in molti casi, non sappiamo più riconoscerli». Il messaggio incoraggia verso un rapido percorso di normalizzazione e di superamento delle crepe lasciate dal terremoto: non sono soltanto materiali, sulla pelle di chi ha perso casa e lavoro, ma s'insinuano ancora nell'immaginario, tra i 2900 sfollati; tra quanti, in questi giorni, sono circa 1700, sono in attesa di ottenere una risposta dalle istituzioni per i «Cas», i contributi di autonoma sistemazione, in un contesto di 1600 schede «Aedes», i rilevamenti dei danni e agibilità per gli edifici colpiti.

Queste ferite vanno curate anche con una iniziativa di comunicazione, e la lettera svela una ponderatezza che fa sponda con l'attuale ruolo della Chiesa, con le visioni di papa Francesco, con una attenzione alla semplicità dei gesti quotidiani che, in un contesto come quello di una località famosa come Ischia, si riempiono di significati emblematici. «A volte pensiamo che il riposo prosegue il documento del vescovo - sia sinonimo di inattività e perciò lo releghiamo all'ambito dello sterile e dell'inutile e riteniamo che la festa abbia a che fare con l'ebbrezza di una sciocca evasione. Papa Francesco ci ricorda invece che il riposo e la festa sono un'iniziativa di Dio. Sia dell'uno che dell'altra il papa ci dice che hanno a che fare con lo sguardo. Essi hanno infatti la funzione di farci recuperare uno sguardo amorevole e grato sulla vita e di aiutarci a capire che noi siamo più di ciò che facciamo o produciamo e che ognuno di noi è nato da uno sguardo di Dio di cui Lui continua a farci dono. Recuperare quello sguardo ci dà la possibilità di ritrovare la Vita. Il tempo del riposo, dice Papa Francesco, ha pure la funzione di generare in noi un ampliamento dello sguardo che ci aiuti a vedere anche gli altri come un dono per noi e, perciò, a promuoverne la dignità e a riconoscerne i diritti».

In questa prospettiva, resta cruciale il ricordo di Lagnese: «Dopo il terremoto del 21 agosto scorso si è registrata una diminuzione del numero dei turisti e, in tanti, è nata la preoccupazione che anche quest'anno si dovesse assistere a un calo delle presenze». Ulteriore premessa per una chiosa finale. «Grazie anche a te conclude Lagnese - e a quanti hanno pensato ad Ischia come meta per le loro vacanze, sarà invece possibile rassicurare coloro che non perderanno il posto di lavoro. Tanti, a causa del sisma, hanno perso già la casa e ora non avere più garanzie, neppure rispetto al lavoro, sarebbe per loro e per le loro famiglie davvero drammatico; perché il lavoro - lo sai - significa pane, dignità, pacifica convivenza».
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