Migranti, violenza e paura: cittadini campani pronti alle ronde

Migranti, violenza e paura: cittadini campani pronti alle ronde
Domenica 5 Novembre 2017, 12:45
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La rotonda di via Pianillo, a San Giuseppe Vesuviano. O quella di via Panoramica tra Terzigno e Boscoreale, la stessa che fu teatro di scontri per impedire l'apertura di una discarica nel Parco Vesuvio. È lì che si mettono i richiedenti asilo in cerca di lavoro nero nell'area vesuviana. Centinaia al giorno, di mattina presto. Aspettano il caporale di turno per andare nei cantieri, quasi sempre impiegati nella costruzione di una casa abusiva. Oppure vengono utilizzati come «braccia» per la raccolta di nocciole nelle aree protette. L'integrazione impossibile (raccontata dall'inchiesta del Mattino) si alimenta perché molti centri di accoglienza non organizzano attività per i migranti, pur essendo obbligati a farlo, e passa attraverso lo sfruttamento. Gente senza scrupoli che impiega i richiedenti asilo in attività illegali, spesso nello spaccio di droga. Altro capitolo, la prostituzione: a beneficio dei connazionali, ma non solo.

A Poggiomarino sono state ospitate delle donne della Nigeria e la gente raccontava che si rendevano disponibili per rapporti sessuali. Voci che circolarono fino a quando le donne rimasero lì. Voci che si ripetono ogni volta che in una città arrivano immigrate donne. E poi c'è la storia di Pozzuoli, dove un'inchiesta ha svelato un giro di mazzette, favori e assunzioni per favorire una onlus che accoglieva rifugiati, con il coinvolgimento di pubblici funzionari.

 

Il percorso corretto sarebbe questo: mettere gli stranieri vicino agli italiani, farli dialogare, favorire la convivenza insegnando agli immiranti la nostra lingua e anche un mestiere. Troppo spesso non accade, e la polveriera sociale ribolle tra violenza e intolleranza. A Terzigno è scattato lallarme per un tentativo di stupro: un ragazzo diversamente abile ha raccontato di aver subito un tentativo di violenza da uno straniero. Avvicinato e portato in campagna, poi era riuscito a scappare. I carabinieri, tramite le immagini della videosorveglianza, hanno verificato che un approccio c'era effettivamente stato, fortunatamente non sfociato in aggressione sessuale. Il ragazzo è stato portato in ospedale e interrogato. Nel frattempo la storia ha suscitato indignazione, e qualcuno cominciato anche a pensare di organizzare ronde anti-immigrati: la struttura d'accoglienza è finita così nel mirino. Non trovando altri riscontri utili per identificare il molestatore, la Procura ha archiviato il caso. Ma per qualche giorno si è temuto il peggio, la gente era già pronta a scendere in strada.

Secondo qualche operatore sociale è proprio la logica del ghetto ad essere sbagliata: più questi ragazzi si tengono lontani dalla realtà locale, più tardi arriverà una compiuta integrazione. Dice Rodolfo Matto, che lavora per «Arcipelago della solidarietà»: «A volte questi Cas si trovano in periferia, in alberghi malridotti. E invece la sfida deve essere quella della vita comune. Sicuramente qualche associazione fa la furba ed approfitta della situazione per non erogare i servizi che dovrebbe, ma non dobbiamo dimenticare che ci sono difficoltà continue: noi abbiamo fatto fatica a trovare una palestra che accogliesse i migranti per le attività sportiva. Ci hanno detto che i neri non li vogliono. Insomma, non è semplice. Ma pensare di isolarli, parcheggiarli lontano dalla gente è sbagliato e controproducente».

Su questa linea anche la testimonianza di un albanese che vive da venti anni in Italia. Ora fa il badante di un anziano a Napoli, si sente italiano e sta bene: «Come ho fatto a integrarmi? Stando lontano dagli albanesi, cercando una mia strada. Nei centri d'accoglienza fanno l'errore di tenerci tutti insieme, magari raggruppati per etnia. Così si rimane in un ghetto e non si riesce a fare nulla di utile, né per noi nè per il paese che ci accoglie. Bisogna pensare a politiche serie che superino l'emergenza e guardino al futuro».
Francesco Ranieri, sindaco di Terzigno, la città che ospita uno dei più grandi Centro di accoglienza straordinaria della Campania, spiega: «Ogni tanto qualche residente si lamenta perché li vede bivaccare, qualcuno mi ha detto che fanno la pipì in strada, ma non posso dire che hanno invaso la città, anzi stiamo studiando accordi per integrarli». La strada è quella tracciata dalla Prefettura di Napoli ed accolta già diversi Comuni della provincia: Trecase, Ercolano, Frattamaggiore, San Giorgio a Cremano, Boscotrecase. Protocolli di intesa tra gli enti e le strutture per utilizzare i migranti in lavori socialmente utili, come la pulizia delle strade. A Pomigliano si aspetta l'arrivo di 26 richiedenti asilo dal Medio Oriente: con il voto favorevole dell'altro giorno in consiglio comunale la città ha detto sì e si prepara all'accoglienza, nonostante qualche dubbio e qualche perplessità di partiti ed associazioni.
 
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