Napoli, Mediterranean Pride: «No ai porti chiusi».
L'escort del dossier contro i preti gay sfila vestito da Gesù

Napoli, Mediterranean Pride: «No ai porti chiusi». L'escort del dossier contro i preti gay sfila vestito da Gesù
di Paola Marano
Sabato 14 Luglio 2018, 20:27 - Ultimo agg. 22:53
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I colori arcobaleno invadono Napoli per rivendicare i diritti della comunità LGBTQ. A poca distanza dal Pride di Pompei, nel giorno in cui i francesi festeggiano la presa della Bastiglia, gli organizzatori del Mediterranean Pride of Naples 2018 si appropriano dello slogan «Libertà, eguaglianza, e fratellanza» e scendono in strada.
In migliaia si sono riuniti a piazza Dante per dar via all’estrosa parata che ha attraversato via Toledo, Piazza Plebiscito, per poi terminare con un evento musicale sul lungomare.
 


Tra le istanze non solo una legge contro la violenza di stampo omo-transfobico e il riconoscimento dei diritti dei bambini omogenitoriali, ma un chiaro messaggio politico rivolto al governo che riguarda il tema dei migranti nel Mediterraneo. «E’ un giorno per dire che senza la solidarietà non esiste la libertà e l’uguaglianza. Noi diciamo che Naoli come l’Italia non chiude i suoi porti – ha sottolineato Antonello Sannino, presidente Arcigay di Napoli - Nessun ministro della Repubblica potrà dire che Napoli è una città con il cuore chiuso e con i porti chiusi. Nessun ministro portà dire che noi non esistiamo. Noi esistiamo e torniamo in piazza per dire che resistiamo».
 
 

In prima a sfilare nel corteo composto da tantissimi giovani c’era anche il sidnsco di Napoli Luigi de Magistris, che con la sua amministrazione, insieme al comitato Campania Rainbow, si è fatto promotore dell’iniziativa. «Un messaggio per le libertà civili, per l’uguaglianza, per i diritti, per le persone. Napoli è una città di pace che vuole dare un contributo per costuire comunità in cui prevale l’amore non il rancore l’odio, l’indifferenza e il razzismo – ha detto il primo cittadino - E’ un segnale forte che arriva non perché oggi c’è Salvini al governo. Ci siamo sempre stati perché vogliamo costruire ponti di solidarietà e non mura di rancore”.
 
Ha mantenuto invece la promessa di essere in piazza travestito da Gesù Cristo e accompagnato da un angelo Francesco Mangiacapra, l’autore del dossier sui preti gay finito nelle mani della Curia. Ma guai ad etichettare la sua come una provocazione. «Dio è in ogni posto in cui c'è amore quindi questa non vuole essere affatto una provocazione ma un'occasione per veicolare l'attenzione delle persone attraverso l'utilizzo delle icone sacre ma non il vilipendio – ha spiegato Mangiacapra -  l'obiettivo è catalizzare l'attenzione su un messaggio d'amore e di fratellanza che è alla base delle rivendicazioni del Pride di rivendicazioni di libertà sessuali che sono alla base di tutti i diritti civili spesso». A chi lo accusa di blasfemia, Mangiacapra replica che «la morbosità è negli occhi di chi guarda, la vera blasfemia consiste nell'ipocrisia di alcune persone interne alla Chiesa. Se le provocazioni devono servire a catalizzare l'attenzione su messaggi che facciaNo in modo che la società recepisca allora ben venga. Noi portiamo un messaggio evangelico tratto dalla bibbia che ci racconta che dove c'è amore c'è Dio. Se Gesù fosse stato omosessuale ci avrebbe amato ugualmente e noi avremmo fatto lo stesso con lui».

A stringersi nell'abbraccio della comunità LGBTQ di Napoli anche Maria Esposito, madre di Vincenzo Ruggiero, il ragazzo brutalmente ucciso ad Aversa un anno fa.
E' in strrada per rappresentare suo figlio:«Lui purtroppo non c'è più, ma ci sono io». Trattiene le lacrime e ringrazia le associazioni per i diritti gay che l'hanno sostenuta questi mesi:«Mi sono stati di grande aiuto e supporto per tutto quest'anno e sinceramente è come se mi sentissi in famiglia. La perdita di un figlio non si supera mai però sto cercando di andare avanti anche grazie a loro». 

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