Napoli, racket alla pizzeria Di Matteo: il gip convalida gli arresti dei Sibillo

Napoli, racket alla pizzeria Di Matteo: il gip convalida gli arresti dei Sibillo
di Leandro Del Gaudio
Martedì 12 Marzo 2019, 09:00
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Convalidati i fermi, il giudice crede alla testimonianza resa dai soci della pizzeria Di Matteo. C'è chi si è avvalso della facoltà di non rispondere, chi invece prova a scrollarsi di dosso le responsabilità personali, magari provando a prendere le distanze rispetto alla fama sinistra guadagnata sul campo dal figlio. Racket sulle pizzerie, al momento l'inchiesta appare blindata. Restano in cella i presunti esattori, parliamo di Vincenzo Sibillo, il 56enne conosciuto come o ninno, nomignolo affibiatogli dai figli Emanuele e Pasquale Sibillo, all'apice della cosiddetta faida della paranza dei bambini (l'uomo è difeso dal penalista Riccardo Ferone); resta in cella anche Giosuè Napolitano (difeso dal penalista Rosario Arienzo), il 46enne padre del killer conosciuto come o nannone (quest'ultimo condannato dal Tribunale dei minori per l'omicidio di una persona inerme, il meccanico Luigi Galletta, estraneo alla camorra); il 24enne Giovanni Ingenito, cugino dei Sibillo, e il 28enne Giovanni Matteo.
 
Una inchiesta che ora punta a colpire l'ala opposta a quella dei Sibillo, probabilmente riconducibili alla holding criminale dei Mazzarella, a loro volta indicati come responsabili degli spari contro la saracinesca del ristorante Di Matteo. Chiaro il ragionamento investigativo: difficile, in linea di principio, ipotizzare che gli spari provengano dallo stesso gruppo criminale che per anni ha taglieggiato la pizzeria di via dei Tribunali. Stando a quanto emerso dalle indagini, infatti, i Di Matteo avrebbero pagato il pizzo fino a una settimana prima degli spari, oltre a ricevere la «bussata», ovvero la richiesta di pizzo appena qualche giorno dopo gli spari. Un'azione concentrica che lascia ipotizzare altri scenari, decisamente più complessi: possibile che la zona sia al centro di una contrapposizione armata tra i Sibillo, che sono originari della zona, e i Mazzarella, che qualche anno fa - tra il 2013 e il 2015 - furono costretti a segnare i passo e ad arretrare di fronte all'arrivo delle paranze dei Sibillo.

Una ricostruzione che fa leva anche sulla bomba all'esterno della saracinesca della pizzeria Sorbillo e sugli spari contro il negozio di Mario Granieri, in via Duomo, anche alla luce di quanto emerso negli ultimi giorni: «Molte facce nuove in giro», spiegano alcuni testimoni, come se ci fosse un nuovo gruppo in giro a riempire i vuoti degli ultimi arresti.
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