Revocata sorveglianza speciale
ad Arena, ex killer e oggi attore

Revocata sorveglianza speciale ad Arena, ex killer e oggi attore
Martedì 12 Giugno 2018, 08:55 - Ultimo agg. 08:56
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Ce l’ha fatta: grazie all’arte, al lavoro, ma anche grazie alla recitazione al cinema o al teatro. È diventato una persona nuova. Un percorso lungo, iniziato nel carcere di Volterra, dove ha potuto sperimentare valori diversi a quelli che negli anni Ottanta e Novanta lo resero spietato killer di camorra.

Non è più «carne che cammina», ma un lavoratore, un attore di riconosciuto talento, per altro «in questi giorni impegnato nelle riprese del nuovo film La banda». È con queste motivazioni, che il Tribunale Misure di prevenzione di Napoli accoglie l’istanza in favore di Aniello Arena, in passato condannato all’ergastolo per la strage in piazza Crocelle (8 gennaio 1991), oggi noto al grande pubblico per il ruolo da protagonista nel film «Reality» e per la più recente parte nel film «Dogman» (entrambi premiati a Cannes), oltre a tante performance al Teatro (di volta in volta autorizzate dai giudici). In sintesi, stando alla nuova valutazione del Tribunale di Napoli (presidente Vincenzo Lo Monte, a latere Bruno D’Urso e Giovanni Vinciguerra), Aniello Arena riconquista un altro pezzo della sua libertà, che gli consentirà nei prossimi giorni di prendere parte a nuove esperienze cinematografiche: la revoca della misura di sorveglianza speciale della pubblica sicurezza con l’obbligo di soggiorno, che gli era stata applicata anni fa dalle autorità giudiziarie napoletane (e che di fatto gli impedivano di accettare offerte di lavoro in giro per l’Italia).
  
IL KALASHNIKOV
Difeso dal penalista napoletano Salvatore Operetto, Arena vede così coronato quasi del tutto il proprio sogno di riscatto iniziato anni fa in una cella del carcere di Volterra. Prima di accogliere l’istanza di revoca, alla luce della documentazione presentata, sono stati i giudici di Napoli a rivolgere alcune domande all’attore, ripercorrendo una storia umana prima ancora che giudiziaria. Negli anni Novanta, a soli 21 anni, Arena era un killer della periferia orientale di Napoli, protagonista di un attacco sferrato al fortino del clan Aprea di Barra. Per questa vicenda, Arena è stato condannato all’ergastolo in via definitiva. Fine pena mai. Scrivono oggi i giudici: «Oggi l’Arena ha evocato il proprio tragico passato, tanto lontano da sé da definirsi “carne che cammina”, non solo per gli anni trascorsi ma anche per revisione critica della propria personalità; revisione intrapresa già durante la detenzione a Volterra grazie al coinvolgimento alle iniziative collegate all’arte e alla recitazione». 
Furono i colpi di kalashnikov, quell’otto gennaio del 1991, a scatenare l’ennesimo inferno metropolitano, tanto da uccidere tre persone, fino a coinvolgere anche un bambino di otto anni (quel giorno stava andando a vedere il proprio pony). Un mondo ora completamente abbandonato da parte di Arena, sia da un punto di vista mentale, sia sotto il profilo fisico. 
LA SVOLTA
Scrivono oggi i giudici: «Non può che ribadirsi come egli da tempo abbia intrapreso un lungo percorso teso alla valorizzazione di altri aspetti della sua personalità, come emerge dalle attività compiute all’interno del carcere e dai permessi premio; e ha mostrato certamente di aver cominciato un valido percorso di reinserimento sociale, non violando alcuna prescrizione nei frequenti permessi premio di cui ha goduto dal 2007 in poi». Fino alla sintesi di un provvedimento destinato ad incidere nella carriera dell’attore nato in cella: «Oggi l’Arena è completamente avulso da logiche criminali e si è distaccato, anche fisicamente, da quei luoghi e da quegli ambienti nei quali è maturato e si è espressa la sua pericolosità sociale». 
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