Pd, le minoranze contro i vertici:
«Il partito è ostaggio dei notabili»

Pd, le minoranze contro i vertici: «Il partito è ostaggio dei notabili»
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 31 Gennaio 2018, 10:16
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A ventiquattr’ore dalla presentazione delle liste, iniziano ad emergere tutti i malumori nel Pd. Prima la spaccatura per il congresso metropolitano, poi i veleni per il puzzle delle candidature in cui si è visto plasticamente il braccio di ferro tra Renzi e le correnti. Mortificate le mozioni Emiliano e Orlando, ridimensionati ras locali come Mario Casillo emerge ormai in Campania lo strapotere dei lottiani ma solo declinati in versione Lorenzo Guerini e Vincenzo De Luca. Con quest’ultimo il vero mazziere della composizione delle liste per le politiche.  Naturali, fisiologici, quindi i malumori puntualmente in scena ieri. 

«Tranne alcune autorevoli eccezioni, la logica dei partiti è stata esclusivamente di premiare il grado di fedeltà al capo - attacca il consigliere regionale pd Gianluca Daniele - facendo prevalere l’accentramento e il personalismo delle scelte. In questo quadro, anche il Pd a livello locale, tranne poche eccezioni, che meritano fortemente di rappresentarci per consenso o storia personale, ha fatto scelte discutibili, penalizzando uscenti competenti e autorevoli e, soprattutto a Napoli, ha completamente disatteso le indicazioni provenienti dai circoli territoriali». «È assurdo che chi ti deve sostenere, spesso anche con sacrifici personali, non venga nemmeno consultato, e che prevalgano logiche settarie e irragionevoli: così si rischia di fare un grande favore alle forze populiste, intolleranti e massimaliste che, purtroppo, anche nella nostra regione rischiano di prevalere», chiude Daniele che aggiunge: «Dopo il 4 marzo, ci sarà tempo e modo per affrontare la questione e per aprire nel Pd una seria discussione». 
Un quadro duro, durissimo, sullo stato del partito lo evidenzia Francesca Scarpato, segretaria regionale dei giovani democratici. E riferendosi alle liste attacca: «Ci troviamo di fronte ad un quadro che ripropone le stesse identiche logiche clientelari e di appartenenza al leader che si volevano eliminare. Si è preferito premiare chi ha mostrato fedeltà al capo piuttosto che chi ha dimostrato competenza e senso critico». Niente nomi, sia chiaro, ma l’evidenza di come «si è preferito investire solo sui micronitabili, da cui si spera di ottenere voti di microclientele piuttosto che su chi poteva portare un vero valore aggiunto alla causa comune. I territori sono stati completamente appaltati ai capibastoni che hanno imposto una prova di forza, candidando i propri fedelissimi in qualsiasi collegio possibile a prescindere dalla rappresentatività politica».

 

Liste democrat da cui, si scoprirà, vengono cancellati anche i candidati votati dalla direzione di venerdì notte (vedi Rosetta D’Amelio sfrattata dal collegio dell’Alta Irpinia per fare spazio a Giuseppe De Mita a cui pure il Pd aveva riservato ben due posti); si appaleserà, a dispetto della vigilia, come il coordinatore della segreteria Lorenzo Guerini riesce a piazzare a capolista nel proporzionale il consigliere regionale Lello Topo mentre De Luca di nomi, oltre al figlio Piero, ne mette ben cinque. Nuovi equilibri quindi in cui escono ridimensionati il presidente del Pd Matteo Orfini (riesce a garantire solo il secondo posto a Valeria Valente nel Senato dietro Renzi), il vice segretario Maurizio Martina (blinda solo il sottosegretario uscente Umberto del Basso de Caro mentre il collega Enzo Amendola al terzo posto del Senato è a rischio elezione) e Mario Casillo (la segretaria regionale Tartaglione, non è capolista ed ha corso anche il rischio di andare in un collegio fuori regione). 

E, paradossalmente, a dolersi è anche Campania Libera, il movimento politico a trazione deluchiana in Regione. 
«Campania Libera è assente nella scelta dei candidati in Campania da parte del Pd. La presenza viceversa di alcuni autorevoli candidati, che pure avevamo proposto, sicuramente avrebbe rappresentato - dice il coordinatore regionale Tommaso Casillo - un valore aggiunto di cui, evidentemente, il Pd ha ritenuto di poterne fare a meno. Tuttavia, premesso che Campania Libera si colloca stabilmente nel centro sinistra, proveremo come sempre a dare il nostro contributo». 
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