Autonomia, la «livella» fa litigare Zaia e De Luca

Autonomia, la «livella» fa litigare Zaia e De Luca
di Marco Esposito
Giovedì 4 Aprile 2019, 09:04
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«'A livella». Antonio De Curtis in arte Totò entra nel dibattito sull'autonomia differenziata. È il governatore del Veneto Luca Zaia a evocare la celebre poesia in cui si confrontano le anime del marchese «signore di Rovigo e di Belluno» e del netturbino Esposito Gennaro. L'obiettivo di Zaia è spiegare a Vincenzo De Luca e agli altri governatori recalcitranti del Sud che l'autonomia sarà come una «livella» perché dopo tre anni scatterà la regola del «valore medio nazionale pro-capite». Una «livella» intanto è scattata per i vitalizi dei consiglieri regionali i quali, dopo l'accordo tra governo e Conferenza delle Regioni, saranno del tutto equiparati a quelli dei Parlamentari.
Ma torniamo all'autonomia. Secondo Zaia con la «livella» della «spesa media storica nazionale sprechiamo tutti un poco meno». Una regola che, se fosse applicata a tutta la spesa pubblica a partire dalla sanità, al Sud converrebbe, ma che in pratica Zaia e il collega lombardo Attilio Fontana vorrebbero applicare solo per la scuola pubblica. La prima reazione di De Luca però è stata scaramantica: «Ma Zaia sa che la livella è la metafora della morte?», ha commentato.

 

Nell'istruzione, la spesa pubblica procapite è molto differenziata sul territorio e in genere più alta al Sud. Ma non perché qualcuno stia sprecando qualcosa ma semplicemente perché gli stipendi degli insegnanti crescono con l'anzianità di servizio e i docenti che lavorano nelle scuole meridionali sono mediamente più anziani. Il procapite, peraltro, spalma la spesa su tutta la popolazione mentre si dovrebbe tener conto solo dell'età scolastica. Inoltre, astutamente, si sottrae dal conteggio la quota spesa per gli asili nido, che al Sud è molto bassa, nonostante il sistema di «Scuola 0-6» abbia integrato i servizi all'infanzia. I valori storici per l'istruzione scolastica sono noti e Lombardia (459 euro procapite) e Veneto (477 euro) sanno di poter guadagnare da un giorno all'altro 1,5 miliardi di euro applicando la media nazionale di 550 euro, mentre la Campania è a 636 euro nonostante abbia servizi inferiori per esempio per il tempo pieno; tuttavia quel miliardo e mezzo sparirebbe dai conti già malandati della scuola pubblica nazionale aumentando i divari territoriali.

De Luca, infatti, presente all'incontro ieri a Roma con gli altri governatori e con il ministro degli Affari regionali Erika Stefani, ha risposto a Zaia, e alla sua «livella», in particolare sul tema della scuola. «Noi abbiamo chiesto - ha detto De Luca - di capire bene dove andiamo a parare, serve una valutazione prima e non dopo da parte degli uffici di bilancio dello Stato e di Camera e Senato. Poi dobbiamo definire il fabbisogno standard e i livelli essenziali delle prestazioni. Infine dobbiamo fare attenzione su alcuni temi come la scuola: un conto è dare alle Regioni la formazione professionale, altra è rompere l'unità del sistema scolastico nazionale, questo è inaccettabile. La scuola pubblica è il principale soggetto di costruzione della coscienza nazionale». Secondo De Luca «possiamo andare avanti con tranquillità se ci diamo un obiettivo che salvaguarda l'unità nazionale. Dobbiamo capirci poi sui residui fiscali, capendo cosa si intende fare: si rischia di destinare il Sud al degrado».

Lo scontro è anche sulla procedura. Secondo De Luca «c'è l'esigenza di un dibattito parlamentare vero, preventivo, il Parlamento non può dire solo sì o no. Prima bisogna definire i fabbisogni standard». Zaia rispetto alla sua tesi iniziale di un Parlamento che «può dire solo sì o no» mostra segni di apertura: «È utile la discussione in Parlamento. Il Consiglio dei ministri approvi una preintesa, il Parlamento discuta e presenti le sue mozioni, noi accoglieremo tutto quello che è accoglibile e poi ci sarà l'intesa in Consiglio dei ministri e il voto finale in parlamento».

L'ACCORDO
Quanto ai vitalizi, al termine dell'incontro con le Regioni la Stefani ha annunciato che «è stata raggiunta l'intesa sul taglio dei vitalizi con le Regioni. È un risultato storico che mette fine a benefici odiosi ormai anacronistici. Sarà posto sullo stesso piano il meccanismo contributivo dei consiglieri regionali con quello dei parlamentari». Va a segno quindi una storica battaglia dei Cinquestelle con il vicepremier Luigi Di Maio che spiegava: «Su vitalizi anche nelle Regioni verrà applicato il metodo contributivo, come accade per qualsiasi altra persona normale. Questo consentirà di risparmiare circa 150 milioni di euro in 5 anni».
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