Bagarre nel Pd, tremano gli uscenti: e a Napoli arriva il ministro Minniti

Bagarre nel Pd, tremano gli uscenti: e a Napoli arriva il ministro Minniti
di Adolfo Pappalardo
Sabato 27 Gennaio 2018, 08:39
4 Minuti di Lettura
Che la giornata non facesse presagire nulla di buono si era capito sin dalla mattina. Con la direzione Pd che viene posticipata dalle 10 alle 16, poi dalle 20 alle 22.30, fino all’annuncio dopo mezzanotte dello stesso Renzi: «Ci aggiorniamo tra circa mezz’ora, per chiudere». Il segnale, se pure ve ne fosse stato bisogno, di come la quadratura delle liste è impresa ardua. Specie in Campania dove i nomi entrano e escono. Passano da circoscrizione a circoscrizione. Da una provincia a un’altra. Da Senato a Camera. In un tourbillon di voci e mezze notizie in cui è difficile stare dietro se anche i diretti interessati si ritrovano sballottati praticamente ovunque e con quasi nulla di certo in mano sino a notte inoltrata. Con il fuoco alle polveri già a prima mattina quando Matteo Renzi taglia le speranze di Andrea Orlando: altro che 38 posti per la sua corrente, al massimo 15 in tutta Italia. E il segretario depenna di suo pugno due nomi campani: l’uscente Marco Di Lello e il portavoce orlandiano Marco Sarracino.

Uno schiaffo al ministro. «Il veto posto su Marco Di Lello da parte di Renzi è inammissibile. La sua esclusione così come quella di altri esponenti di spicco dell’area Orlando offende il nome del nostro partito», tuonano i socialdem.
Tutti tremano però. Tutti sono sui carboni ardenti perché nessuno si sente ormai al sicuro e la pattuglia campana (la più folta a Roma) consuma la tensione passeggiando per le strade attorno al Nazareno. L’unica certezza è per i big: il segretario Renzi al Senato (seguito dalla orfiniana Valeria Valente), il ministro Marco Minniti e il medico Paolo Siani. Ed il titolare del Viminale è il nome calato da Renzi per puntare sulla carta sicurezza nella città in cui proprio il politico calabrese ha spedito, una decina di giorni fa, 100 agenti destinati ai quartieri a rischio. 

 

Poi buio o quasi per gli altri. Con nodi su nodi da sciogliere per la Campania. Complicato se anche il governatore De Luca si fionda a Roma da Renzi. Due sere fa e ieri mattina tanto da disertare, all’ultimo momento, la visita di Paolo Gentiloni a Napoli. Ci sono da sistemare una serie di caselle a cui tiene. Da Franco Alfieri, il capostaff alla Regione finito al centro delle polemiche per le «fritture referendarie», in bilico per il collegio del Cilento, all’uscente salernitano Tino Ianuzzi alla disperata ricerca di una deroga. Passando proprio per il figlio Piero che, nel vaudeville di caselle che si sposta all’impazzata, si ritrova (siamo alle 18) nel collegio di Salerno e nel proporzionale di Caserta. «Fuori provincia: così devono lavorare di più...», è il ragionamento di Renzi, blindato e protetto da una società di security nel suo ufficio al terzo piano, quando gli chiedono lumi. E in terra di Lavoro, a capolista, vi finirebbe l’orlandiana Camilla Sgambato mentre al Senato andrebbe Stefano Graziano, il consigliere regionale finito sotto inchiesta e poi prosciolto, che il leader del Nazareno vuole in squadra come vittima della malagiustizia. E così il sottosegretario uscente Del Basso de Caro (quota Martina) finirebbe verso la Camera. Circoscrizione Benevento o Avellino. Abbastanza per farlo inferocire, a giudicare dalle telefonate roventi partite dal suo cellulare. Ma può accadere di tutto. Anche che i suoi colleghi di governo si possano trovare fuori regione. E se il sottosegretario Enzo Amendola sembra destinato nel Lazio, il collega della Giustizia Gennaro Migliore fa intervenire l’ex ministro Maria Elena Boschi per rientrare in Campania dove nessun capocorrente se ne vuole fare carico per evitare di erodere i posti a propria disposizione. Risiko da rifare, si inizia daccapo come in un gioco dell’oca che finirà per forza lunedì sera. Con tutti costretti a cambiare. Anche la segretaria regionale Tartaglione prima data addirittura fuori regione poi con rotta verso un posto da capolista a Benevento. A Napoli invece (mentre i dem incassano la solidarietà per un atto vandalico al circolo di Bagnoli), per un posto nel listino lottano l’uscente Manfredi e il consigliere regionale Lello Topo, che non ne vuole sapere di finire in un corpo a corpo nel collegio come ha chiesto Renzi. Sponsorizzatissimo da Lorenzo Guerini ma osteggiato dagli altri big del Pd nel timore che altri consiglieri si ribellino del trattamento di favore. Ma l’ex sindaco di Villaricca insiste e anche ieri varcava il Nazareno con Graziano e De Luca jr. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA