Boomerang vitalizi, assegni
più ricchi per duecento ex onorevoli

Boomerang vitalizi, assegni più ricchi per duecento ex onorevoli
di Francesco Pacifico
Mercoledì 4 Aprile 2018, 08:45 - Ultimo agg. 13:00
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Tito Boeri ha posto l'accento su «117 ex onorevoli ed ex senatori che hanno una lunga carriera contributiva». I quali - con un ricalcolo del loro vitalizio - potrebbero ritrovarsi con un assegno più pesante proprio grazie ai tanti anni passati in Parlamento. Secondo Antonello Falomi, alla guida dell'associazione degli ex parlamentari, i calcoli del presidente dell'Inps «non sono fondati su dati effettivi, ma su un campione del quale non si sono mai specificati i dati. Comunque, bastano sei legislature per far saltare i propositi, sbagliati, di chi pensa di risparmiare attraverso la riduzione dei nostri assegni».

Il taglio dei vitalizi - da realizzare con il ricalcolo con il sistema contributivo degli assegni in essere stabili con il retributivo e attraverso una semplice delibera dell'aula - è uno degli obiettivi della gestione Fico alla Camera. Ma una volta messo in pratica, potrebbe portare risparmi alle casse pubbliche inferiori ai 76 milioni di euro previsti dall'Inps. Da un lato, il computo con il retributivo - cioè l'assegno stabilito sull'ultimo emolumento ricevuto - ha congelato gli assegni dei politici con più legislature. Perché più salgono le legislature, gli anni passati in Parlamento, e più crescono i contributi versati. Dall'altro, il ricalcolo potrebbe risultare meno conveniente se ai parlamentari saranno applicati tutte quelle clausole di salvaguardie - come il calcolo prorata - garantite agli altri lavoratore. E che Falomi e i suoi hanno già chiesto che vengano loro riconosciute.

Boeri non ha mai voluto rendere pubblica la lista dei 117 fortunati, degli ex parlamentari che si ritroverebbero con un vitalizio più pesante, grazie alle tante legislature fatte tra Camera e Senato. In questi anni sono usciti i nomi dell'ex segretario della Dc e presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, forte di una pensione vicina ai 6mila euro. E sempre in questo elenco ci sarebbero gli ex ministri Publio Fiori (vitalizio intorno ai 10mila euro) e Filippo Maria Pandolfi (6.000 euro di vitalizio) o aficionados della Camera come Alberto Michelini (5.600 euro), Paolo Cirino Pomicino (5.570), Gianni Rivera (5.205) e Emma Bonino (6.700), Antonio Bassolino (3.000). Ma se guarda il limite di sei legislature, allora la lista si fa molto più lunga: ci sarebbero per esempio leader dell'ex Democrazia cristiana come Gerardo Bianco (oltre 6mila euro) e Ciriaco De Mita (7mila euro), l'ex segretario del Pri Giorgio Bogi (6mila euro), lo storico ministro della Finanze socialista Rino Formica (sopra i 5mila euro).

Soltanto guardando alle ultime generazioni di politici che hanno da poco lasciato il Parlamento, abbiamo due ex ministri come Giorgio La Malfa e Beppe Pisanu con otto legislature alle spalle, mentre sono fermi a sette Gianfranco Fini, Anna Finocchiaro, Livia Turco e Massimo D'Alema. Seguono, con un'elezione in meno, Fabrizio Cicchitto, Francesco Rutelli, Roberto Maroni, Giulio Tremonti, Rosy Bindi e Silvio Berlusconi. «Si dimentica sempre di dire - aggiunge Falomi - che noi parlamentari ogni mese pagavamo di contributi, tassati, oltre mille euro al mese. È chiaro che più anni passi alle Camere e, con il contributivo, più cresce la pensione».

È difficile calcolare con precisione quanti ex parlamentari si ritroveranno con un assegno più ricco con il passaggio dal retributivo al contributivo. Tra i vecchi dirigenti della Camera gira una stima: almeno 200. «Ma potremmo capirlo - spiega Falomi - soltanto vagliando caso per caso. Anche perché bisogna capire a quali condizioni sarà applicato il metodo contributivo». Durante le audizioni sul ddl Richetti, Antonietta Mundo, ex attuario coordinatore generale presso la direzione generale dell'Inps, ha spiegato che nel passaggio di metodo di calcolo, comprende alcuni istituti quali il diritto al Trattamento di fine servizio-TFS o al trattamento di fine rapporto-TFR. Grazie a questi trattamenti, a fine mandato ai 950 deputati e senatori spetterebbero tante mensilità per quanti sono gli anni di mandato parlamentare svolto a cui andrebbero aggiunti analoghi costi per circa altri 900 consiglieri regionali delle 19 regioni e delle 2 province autonome».

Ieri l'associazione degli ex parlamentari ha inviato ai nuovi presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati, una lettera nella quali si chiede un incontro per discutere del problemi e si rivendicano le stesse tutele che, con la legge Dini, sono state applicate a tutti i lavoratori nel passaggio da un sistema pensionistico all'altro. «Per esempio - dice Falomi - il cosiddetto prorata, cioè la parte di assegno che va calcolata con il retributivo, che da noi è stato superato soltanto nel 2012. Eppoi va considerata anche l'età anagrafica, che compone il coefficiente di trasformazione». Infatti molti degli ex parlamentari destinatari di vitalizi, hanno lasciato o sono stati costretti a lasciare la politica quando le norme previdenziali prevedevano l'uscita dal mondo del lavoro molto prima dei sessant'anni.

 

Sempre nella missiva inviata ai vertici di Montecitorio e Palazzo Madama, Falomi avrebbe ricordato che gli ex parlamentari hanno sempre pagato le tasse sulla loro contribuzione, a differenza degli altri lavoratori. «Soltanto tra il 2001 e il 2011 sono stati versate 156 milioni di tributi. Se adesso vogliono trattarci come gli altri lavoratori, potremmo richiederli indietro». Allo stesso modo si vuole la restituzione della quota aggiuntiva per ottenere la reversibilità per il coniuge o i figli (circa il 2,5 per cento in più) o i prelievi di solidarietà decisi, come nella scorsa legislatura, con semplice delibera della Camera senza la copertura di una legge ordinaria.
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