DL sicurezza verso la fiducia e M5S frena sulla prescrizione

DL sicurezza verso la fiducia e M5S frena sulla prescrizione
di Simone Canettieri
Lunedì 5 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 09:38
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Per l'eterogenesi dei fini l'orientamento di Lega e M5S è quello di porre la questione di fiducia al dl-Sicurezza da oggi in discussione al Senato. Dal Carroccio spiegano la mossa così: «Dobbiamo chiudere subito la questione in Senato, per portarla martedì alla Camera. Altrimenti si innesta l'iter della manovra e il decreto scade il 3 dicembre: siamo stretti, e Matteo ci tiene molto». Tanto che sarà in Aula martedì.
 
Dalla sponda grillina, invece, il ragionamento è molto più vasto: preoccupano, e assai, i voti che potrebbero arrivare da Fratelli d'Italia e da Forza Italia. Sia Giorgia Meloni e sia Silvio Berlusconi, infatti, «hanno aperto» pubblicamente ad alcune norme. Un abbraccio che rischia di mandare in fibrillazione ancora di più la maggioranza giallo-verde, soprattutto la sponda grillina, già alle prese con 4-5 voti ribelli che nel segreto dell'urna potrebbero essere anche di più. La fiducia, invece, neutralizzerebbe il soccorso del centrodestra: FdI e FI farebbero un passo indietro. «Anche perché significherebbe entrare nel governo: non mi sembra un'ipotesi all'ordine del giorno: siamo in una fase di transizione», ragiona Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e braccio destro di «Giorgia». La questione dunque è destinata a risolversi nel perimetro della maggioranza e per Di Maio potrebbe essere il modo per stanare, una volta per tutte, i ribelli. In caso di voto contrario saranno fuori dal M5S. «Qualcuno potrebbe avere il raffreddore», insinuavano ieri sera, pallottoliere alla mano, i vertici pentastellati. Qualcuno, invece, no: Gregorio De Falco e Matteo Mantero sono pronti allo scontro finale.

Ma le ultime disposizioni lasciate dai due leader ai rispettivi colonnelli prima di partire (Di Maio è in Cina, Salvini è in Ghana) sono queste: fiducia. Un modo per superare un dossier e pensare al prossimo ostacolo: la battaglia sulla prescrizione. In questo caso le posizioni sono cristallizzate: la Lega ha già detto che non voterà l'emendamento presentato al dl-anticorruzione perché non condiviso. Dal M5S si risponde - con il capogruppo alla Camera D'Uva - che questi sono cavalli di battaglia del movimento e che «non arretreremo di un millimetro». Anzi, aggiunge, il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi «sembra che qualcuno remi contro». Ma in quel mondo di mezzo delle confessioni «off», cioè a microfoni spenti, big pentastellati commentano: «I leghisti non hanno tutti i torti nel merito, ma anche questa fa parte della nostra strategia: bastone e carota, un continuo gioco ad alzare la posta in palio».

L'emendamento della discordia presentato al dl-anticorruzione sarà riformulato. Il ministro Alfonso Bonafede, noto per le doti di colomba, da questa settimana inizierà a parlare con le truppe e si arriverà a una frenata. Per riporre poi in maniera «strutturale» la questione della prescrizione in un secondo momento. Il clima dunque è quello dello scontro a bassa intensità: l'emergenza maltempo ha riavvicinato le anime del governo.

A tenere la tensione alta ci pensa però Stefano Buffagni, molto vicino a Di Maio: «Sulla prescrizione: una soluzione si troverà». Sull'anticorruzione sempre Buffagni ricorda «bene come lo scandalo del leghista Fabio Rizzi, arrestato per le tangenti sulle dentiere, indignò l'intera comunità, anche leghista». Un messaggio inviato più all'interno che al Carroccio. E che suona così: cari amici, grillini, basta abbassare la testa davanti ai leghisti.

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