Italia-Usa, accordo sul dossier Libia per arginare il monopolio del gas russo

Italia-Usa, accordo sul dossier Libia per arginare il monopolio del gas russo
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 29 Ottobre 2018, 11:00
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A pochi giorni dalla delicatissima conferenza sulla Libia, prevista a Palermo il 12 e 13 novembre, arriva il via libera del governo alla Tap, il gasdotto che porterà anche in Italia il gas proveniente dall'Azerbaijan. Due temi, il dossier libico e l'approvvigionamento energetico, solo apparentemente distanti, ma invece legati a doppio filo negli equilibri geopolitici in cui cerca di destreggiarsi il governo presieduto da Giuseppe Conte.

La vicenda della Tap era infatti monitorata attentamente anche da Washington, gli americani auspicavano questa soluzione perché il nuovo condotto che sorgerà in Puglia impatterà considerevolmente sulla quantità di gas attualmente esportata dalla Russia in Europa. Ad oggi Mosca rifornisce il Vecchio Continente per i due terzi di tutto il gas importato nella zona Ue, non solo ma i russi avevano anche studiato una via alternativa per incrementare il quantitativo di gas esportato attraverso il «Progetto Poseidon» che in questo modo, per l'Italia, appare tramontato. Nonostante i proficui rapporti con il governo russo, il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, è riuscito comunque a stringere una solida intesa con Donald Trump. Una sorta di «do ut des» sancito lo scorso luglio quando il premier italiano si recò alla Casa Bianca ottenendo in cambio del via libera alla Tap, la leadership sul dossier libico.
 
Negli ultimi mesi i contrasti con la Francia sulle vicende libiche si sono susseguiti a ripetizione a partire dalla possibilità di far svolgere le elezioni nel Paese nordafricano già il prossimo 10 dicembre. Una data ravvicinatissima che Roma ritiene un azzardo in assenza di una Costituzione comune a tutte le fazioni libiche e soprattutto alla luce dei violenti scontri che negli ultimi tempi sono scoppiati a Tripoli. Scontri maturati anche per l'insofferenza del Generale Haftar, appoggiato fortemente proprio dai francesi, che ha cercato più volte di approfittare della debolezza del governo tripolino guidato da Fayez al-Serraj. Ieri il Federmaresciallo è giunto in gran segreto a Roma per incontrare il premier Conte e mettere a punto un'efficace exit-strategy che consenta al governo italiano di concludere la prossima conferenza a Palermo con risultati apprezzabili. Negli ultimi giorni Haftar aveva fatto sapere di non voler partecipare al meeting in Sicilia, un modo per alzare la posta e chiedere in cambio della sua presenza a Palermo il comando del futuro esercito libico di unità nazionale. Trattative serrate che andranno avanti fino all'avvio del vertice in Sicilia. Già nei giorni scorsi una delegazione inviata da Haftar era stata alla Farnesina per preparare il terreno.

Per l'Italia il dossier libico resta al primo posto e il via libera alla Tap è considerato un passo necessario, anche se non gradito, così come è allo stato attuale il progetto, da tutti i membri del governo, a partire dal ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Una concessione quasi obbligata per le strategie italiane in Libia. Da un lato c'è la necessità di tenere in vita gli accordi che nell'ultimo anno hanno portato quasi ad un azzeramento dell'arrivo di migranti sulle nostre coste, dall'altro è di primaria importanza conservare quel ruolo di leadership anche nei rapporti economici che l'Italia è riuscita a costruire nel corso degli anni. La visita di Haftar, tra l'altro, è servita anche per ridimensionare il clima conflittuale che si era creato quest'estate con l'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, definito dall'entourage del Generale «persona non gradita». Non un caso, probabilmente, che tutto sia avvenuto a pochi giorni dal lasciapassare del governo italiano per il gasdotto che sorgerà in Puglia.
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