Elezioni, la partita a scacchi senza il re

di Mauro Calise
Lunedì 8 Gennaio 2018, 08:38 - Ultimo agg. 10:05
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Prima ancora di conoscere i numeri, i partiti hanno preso posizione in quella che sarà una lunga sfida a tavolino. Una partita a scacchi senza il Re, senza un leader da decapitare, un nemico chiaro da sconfiggere. Ma dove si tesserà e disfarà una sorta di tela di Penelope. Senza grandi colpi di scena. Ma con piccole mosse che dovrebbero servire soprattutto a aprire varchi per il futuro prossimo venturo. Nessuno, oggi, si fa illusioni che dalle urne verrà fuori una maggioranza. Ma tutti sanno che comincerà una guerra di posizione. Anzi, è già cominciata. E al suo centro tanto per non cambiare c'è la faida del centrosinistra. Il fuoco lento cui Bersani e D'Alema intendono cucinarsi Renzi, e ciò che resta del suo Pd.

Nel giorno stesso, infatti, in cui Padoan nelle cui mani è la ripresa economica apriva apertamente al Cavaliere, l'ex-capo della Ditta dichiarava che la formazione intestata a Grasso avrebbe fatto alleanze con tutti, tranne che con la Destra. Ecco il cuneo. La linea netta di demarcazione. Mentre il Pd si appresta a varare un esecutivo di responsabilità nazionale, Liberi e Uguali sentenzia che mai guarderebbero in quella direzione. Piuttosto perché no riproverebbero a convolare a nozze coi grillini. Tatticismi? Ballon d'essai da rimangiarsi all'atto pratico? No. Quella di Bersani e D'Alema è una scelta strategica da cui non si muoveranno di un millimetro. Per tre ragioni di convenienza politica che appaiono inossidabili.

La prima è che il ruolo di interlocutore privilegiato del Cavaliere ce l'ha già Renzi. Perché mai ammesso che lo vogliano - dovrebbero mettersi a fare la ruota di scorta? Inoltre, ponendosi di traverso, farebbero risaltare l'inciucio con il vecchio nemico storico, riguadagnandosi una verginità di duri e puri (si sa, che gli elettori hanno la memoria corta).

Ma è la terza ragione quella che, in prospettiva, pesa di più. Bersani & company sono convinti di avere buone chance di crescita. A marzo, sarebbe già un miracolo portare a casa il 7 per cento che alcuni sondaggi oggi gli assegnano. Ma alle prossime elezioni – quelle che molti prevedono potrebbero arrivare molto presto – è probabile che il Pd veda erosa un’altra fetta dei propri consensi. Ma, soprattutto, nessuno può escludere che comincino a scongelarsi i Cinquestelle. Finora il loro blocco elettorale è rimasto insensibile ai disastri amministrativi dei sindaci, e anche alla gestione cybercratica di tutte le principali decisioni. Nessuno, però, sa quanto durerà. E nessuno può escludere che l’iceberg possa sciogliersi con la medesima rapidità con cui si è formato. Per questo i vecchi oligarchi del Pci continuano a corteggiare i grillini. Non si sa mai. Dovesse cominciare la diaspora, Bersani si ricorda bene che un terzo del loro elettorato pochi anni fa votava per lui.

Mentre il centrosinistra continua a scavare un solco sempre più profondo al proprio interno, il centrodestra sembra aver ritrovato lo smalto dei – suoi – tempi migliori. Con la formula esattamente speculare a quella della galassia Pd, il Cavaliere riesce a conciliare il diavolo dell’oltranzismo leghista con l’acqua santa della nutritissima componente di Forza Italia che aspira solo a ritornare al governo. Complici gli ultimi sondaggi che danno nei collegi del Senato la coalizione berlusconiana in vantaggio, il centrodestra è l’unico, oggi, che può davvero aspirare a giocarsi da solo la partita del governo. Difficilmente ce la farà. Ma se dovesse arrivare primo, e con un margine significativo su Democratici e Cinquestelle, il quadro istituzionale – prima ancora che quello politico – ne uscirebbe rivoluzionato. L’appannamento della stella grillina e l’eclissi di quella renziana sarebbero le vittime immediate. Ma il prezzo maggiore rischierebbe di pagarlo lo stesso Gentiloni. Potrebbe reggere lo scenario – cui in tanti oggi sembrano aggrappati – di un esecutivo congelato, nel momento in cui pesasse tanto, nel nuovo parlamento, il centrodestra? 

Anche perché, lo sfondamento che appare improbabile a marzo, potrebbe esserci al round successivo. Quando si tratta di vendere illusioni – pensioni facili e posti di lavoro a go-go – si sa che il Cavaliere è imbattibile. Provare – anzi, riprovare – per credere.
 
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