Nocera Inferiore, voti e clan:
l'ex vicesindaco ai domiciliari

Nocera Inferiore, voti e clan: l'ex vicesindaco ai domiciliari
di Nicola Sorrentino
Giovedì 3 Maggio 2018, 04:00 - Ultimo agg. 06:40
2 Minuti di Lettura
NOCERA INFERIORE - Il gip libera dal carcere l’ex vice sindaco Antonio Cesarano. Per lui gli arresti domiciliari fuori regione, in un comune del Lazio. L’accusa è scambio elettorale politico-mafioso. Sullo sfondo l’inchiesta «Un’altra storia», concentrata su un presunto intreccio, prima delle scorse elezioni comunali, tra la camorra e le istituzioni a Nocera Inferiore. Difeso dai legali Annalisa Califano e Massimiliano Forte, l’ex assessore ha ottenuto ieri pomeriggio parere favorevole anche dalla Procura. Soltanto un mese fa, la Cassazione aveva annullato ad una nuova valutazione la misura cautelare in carcere, applicata prima dal gip e poi dal tribunale del Riesame di Salerno. Decisivo, per la posizione dell’ex vice sindaco, sarà il deposito delle motivazioni della Cassazione, che orienteranno il Riesame ad una nuova valutazione sul ruolo dell’ex politico. 

Per la Dda di Salerno, Cesarano avrebbe fatto da «mediatore» tra l’ex boss Antonio Pignataro e i candidati al consiglio comunale, Ciro Eboli e Carlo Bianco, per spingere la giunta dell’allora sindaco Manlio Torquato ad approvare una delibera d’indirizzo di variante al Puc. Un provvedimento che avrebbe dato il via all’iter per la realizzazione di una casa famiglia, oggetto di presunte speculazioni da parte del “gruppo criminale” dell’ex cutoliano ed esponente poi della Nuova Famiglia, Antonio Pignataro. Nel ricorso in Cassazione, così come nell’istanza presentata al gip Giovanna Pacifico, i legali difensori avevano sottolineato l’assenza di gravi indizi di colpevolezza per la posizione di Cesarano, rapportato al disegno criminale immaginato dalla Dda. L’ex vice sindaco fu ritenuto non «credibile» dal gip, durante l’interrogatorio di garanzia a gennaio, dopo il suo arresto. Cesarano spiegò che l’ex consigliere comunale, candidato ed amico Carlo Bianco, lo aveva tirato in ballo, inserendolo in quel «patto con la camorra», solo per non aver ricevuto dallo stesso un supporto economico durante le scorse elezioni. Le elezioni di Carlo Bianco e Ciro Eboli sarebbero state legate all’approvazione di quel progetto edilizio. Nessuna delle due circostanze avrebbe poi visto la sua riuscita. 

Per il Riesame, era Cesarano l’«interlocutore» di Pignataro, con i presunti accordi presi nel suo studio medico, dove eseguiva le analisi per lo stesso ex boss di camorra. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA