La strategia/ Il patto d’interesse per arginare le mire della Cina

di Giulio Sapelli
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Sabato 28 Aprile 2018, 00:12
Kim Jong-un e Moon Jae-in si sono incontrati ieri a Panmunjon, sul parallelo che divide in due Corea del Nord e Corea del Sud, di cui sono rispettivamente presidenti. In quel piccolo villaggio si firmò nel 1953 un armistizio a cui non è mai seguito un trattato di pace. Nel 2007 il padre di Kim Jong-un, Kim Jong-il, e l’allora presidente della Corea del Sud, Roo Moonhyun, iniziarono dei colloqui il cui fine era assai ambizioso: la denuclearizzazione delle due Coree.

A ciò si aggiungeva la volontà di dare inizio ad un programma di aiuti economici diretto a impedire quello che appariva prossimo, ossia il collasso economico e sociale della Corea del Nord. Un programma che trovò l’ostilità fortissima dell’allora presidente americano, il giovane Bush. Anche la Cina non vedeva di buon grado questo accordo, che avrebbe sottratto spazio politico alla sua capacità di manovra diplomatica.

Qualcosa di analogo potrebbe succedere anche oggi, perché è proprio la Cina a vedersi sottratto un potere di ricatto che dall’Asia giunge sino agli Usa grazie alle peripezie balistiche fino ad oggi attuate dal giovane Kim. In questo incontro, invece, vi è un significato altamente positivo perché l’attivismo delle due Coree altro non è che il riflesso del fatto che, attraverso le medie potenze regionali, l’intera Asia si è rimessa in movimento dopo essere stata pietrificata per troppo tempo dall’aggressività cinese, che incuteva paura per il suo attivismo militare. Ora le grandi manovre - sempre cinesi - della cosiddetta “via della seta” hanno non solo fatto paura, ma hanno fatto altresì comprendere che il rischio è quello di una colonizzazione - prima economica e poi militare - da parte della Cina su tutta l’Asia.

Per questo motivo occorre promuovere alleanze regionali che blocchino questa arrogante strategia di dominio che l’Impero di Mezzo ha posto in atto. Ecco riemergere allora le convergenze nazionali e culturali. Corea del Nord e Corea del Sud sono, infatti, divise politicamente perché due regimi si scontrano, ma sono più unite di quanto non si pensi sul piano culturale come hanno dimostrato a tutto il mondo i recenti giochi olimpici invernali. 

Certo, è difficile che il Nord inizi un piano di denuclearizzazione, ma l’importante è che se ne annunci la sua possibilità e che il gioco diplomatico si rimetta in moto. Tutto avverrà con calma e con molta lentezza. Come ha osservato colui che è forse il più intelligente studioso delle relazioni internazionali asiatiche, Narushige Michishita: «I due presidenti coreani - a parer suo - saranno assai prudenti, in particolare quello del Sud per non apparire troppo conciliante con la controparte e in tal modo irritare Washington prima che il presidente sudcoreano incontri Donald Trump». Così da non scavalcare gli Usa, sottraendo anche ad essi potere negoziale.

In realtà solo la Russia esce vittoriosa da questa vicenda: il fatto che le trattative si mettano in moto senza un decisivo ruolo tanto della Cina quanto degli Usa non può che avvantaggiare la Russia che, del resto, sul Pacifico confina, nei pressi dell’importantissima base navale di Vladivostok, con la Corea del Nord. Corea del Nord che fu fondata e diretta ai suoi primordi dal nonno di Kim, anziano leader dell’Internazionale Comunista che scatenò la guerra invadendo dal nord il territorio che poi divenne la Corea del Sud a seguito di una terribile confronto armato che vide, nella sostanza, sconfitti gli Usa che oltre l’ormai celebre 53° parallelo non riuscirono ad andare. Altro non fu, quella guerra, che l’inizio della feroce lotta indocinese, con i francesi sconfitti in Vietnam a Diem Bien Phu nel 1954 e gli Usa definitivamente sconfitti a Saigon vent’anni più tardi.

Insomma, non a caso il grande assente in questo accordo è il Giappone di Sinzho Abe, che paga in tal modo il suo nazionalismo che ha sempre impedito al partito giapponese dominante di chiedere perdono ai coreani, a tutti i coreani, per le atrocità compiute dalle sue armate durante la seconda guerra mondiale. Il mondo cammina, si va avanti e l’Asia con esso, aprendo nuove vie per raggiungere un nuovo ordine mondiale.
Questo ordine non può non costruirsi su nuovi ruoli delle potenze di medio raggio con cui e su cui gli Stati Uniti debbono poter contare, abbandonando ogni unilateralismo. L’unico avversario deve rimanere la Cina.
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