Decreto dignità, Zaia: «Le imprese sono nel giusto, il decreto cambi»

Il governatore Luca Zaia
di Alda Vanzan
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Venerdì 27 Luglio 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 18:47

Il decreto Dignità? «Così come è uscito dal Consiglio dei ministri deve essere modificato». 
A dirlo è il governatore del Veneto, Luca Zaia, esponente di spicco della Lega, calato a Roma per presentare le istanze ricevute dagli industriali. «Il Decreto Dignità va modificato, ma non lo dico solo io, lo dicono anche i parlamentari della Lega che stanno lavorando su questo provvedimento in commissione».

Presidente Zaia, agli imprenditori non piace il decreto Dignità.
«Se fosse un caso isolato, qualcuno la potrebbe buttare in politica. Siccome l’impresa del Veneto, a 360 gradi, quindi non solo gli industriali, ha perplessità e istanze sul Decreto Dignità, penso che questo non sia irrilevante. Il Veneto ha 600mila imprese e 150 miliardi di Prodotto interno lordo».

Si aspettava questo coro di proteste?
«Non trovo assolutamente irrituale che le imprese e i loro rappresentanti possano dire la loro su questa partita. Anzi, è un loro diritto. E non mi sorprende che siano intervenuti. La stessa Lega sta portando avanti emendamenti sui loro stessi rilievi».

Ci saranno modifiche?
«Se il decreto Dignità viene approvato così come è stato presentato rischia di avere un impatto pesante. Ma c’è anche da dire che mi risulta che a Roma in commissione stiano affrontando i temi e le diverse criticità. Spero anch’io, da veneto, che si trovino delle soluzioni. Se il decreto arriva in Parlamento e ne esce intonso vuol dire che nessuna istanza è stata recepita. Lungi da me fare l’avvocato d’ufficio, sarebbe stucchevole, però dall’altro lato immagino che tutto questo lavoro rientri in un progetto organico che prevederà la Flat Tax e altre partite. Deve esserci un mosaico, non una sola tessera del mosaico».

Cosa può fare un presidente di Regione?
«Quello che dovevo fare come governatore l’ho fatto. È un ruolo che facevo anche quando a Roma non governavamo noi, solo che allora le istanze non venivamo mai raccolte».

Cosa ha fatto?
«Mi sono state presentate delle istanze sia da parte del presidente di Confindustria del Veneto Matteo Zoppas che da Assindustria Veneto Centro, istanze che ho portato di persona al tavolo nazionale. Guardate - ho detto - che dal territorio arriva questo. Prova ne sia che nella discussione, non facile, in commissione, una ad una vengano affrontate anche queste istanze».

Pensa che saranno accolte?
«Le istanze partite dal Veneto sono arrivate sui tavoli, vedremo cosa accade, tifo anch’io perché questo decreto abbia le giuste correzioni in Parlamento. Debbo riconoscere che i nostri parlamentari della Lega su questo fronte stanno lavorando. Prendo invece atto - e mi spiace - che da un lato mi venga data la lista delle criticità, che io ho portato di persona a Roma, e dall’altro lato scatti la protesta senza neanche aspettare di vedere come si concluderà il lavoro emendativo in Parlamento. È evidente che il decreto così com’è uscito dal Consiglio dei ministri deve avere una giusta riequilibratura. Ma c’è dell’altro».

Cosa?
«Il decreto solleva anche il problema, irrisolto, della precarietà: è un tema dei nostri tempi. Un punto di equilibrio andrà trovato. Certo che molti imprenditori mi dicono che se si chiarisse una volta per tutte cos’è la “giusta causa” per il licenziamento, contratti a tempo determinato probabilmente non servirebbero più».

Secondo lei il Movimento Cinque Stelle accetterà di modificare il provvedimento?
«Forse c’è un convitato di pietra in questo dibattito. Il decreto Dignità è stato voluto da un vicepremier che ha il Lavoro e lo Sviluppo economico, due dicasteri importantissimi per le imprese. La Lega sta lavorando, il dibattito a livello nazionale c’è e lo si potrà verificare andando a vedere chi è intervenuto in commissione e come si è votato. I Cinque stelle sono i materiali artefici di questa partita. La palla adesso passa a loro».
 

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