M5S, Buffagni: «A Saipem piazzano gli ultimi renziani»

Le grandi partecipate di Stato alla prova dello spoil system
di Stefania Piras
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Mercoledì 4 Aprile 2018, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 15:03
À la guerre comme à la guerre. Rivendicazioni italiane contro i francesi e grandi partecipate statali, ecco le nuove partite del M5S. «C'è un governo - che - di soppiatto, senza legittimazione popolare, corre da solo a rinnovare governance pubbliche con gli ultimi dei “renziani”». Durissimo affondo del neodeputato lombardo M5S Stefano Buffagni che si scaglia contro le imminenti nomine in Saipem, una delle più importanti e strategiche partecipate di Stato, quotata, che si occupa di infrastrutture e giacimenti petroliferi.

Saipem ha «un potenziale mostruoso», dice Buffagni che sta seguendo da vicino il dossier partecipate e ricorda l'agenda di domani in cui sono previste le nuove nomine. Saipem «ha ingegneri e cervelli che ci invida il mondo - continua - che negli ultimi anni è stata protagonista di scandali tra Consob e Corte dei Conti e che avrebbe chiuso il 2017 con una perdita di 328 milioni di euro.
Rinnovare, in solitaria, chi ha reso l’azienda protagonista di queste vicende ancora da chiarire è un segnale negativo e non condiviso che costituisce un precedente negativo».
Buffagni si riferisce a Stefano Cao e all'attuale cda. «Alla Presidenza - scrive ancora il deputato vicinissimo a Di Maio - è destinato un manager ingombrante per un' azienda che ha necessità di un rilancio e che si troverebbe in grosse difficoltà di governance con a quel punto due amministratori delegati al netto delle reali deleghe e non un Ad ed un Presidente».

Il monito era arrivato già una settimana fa quando Buffagni era già in allerta e scriveva: «Competenza e meritocrazia sono fondamentali per garantire il rinascimento industriale del nostro paese. Il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica del paese: nessuno sogni di non tenerne conto, a partire da Saipem e Cdp perché lo sviluppo del paese passa da questi nodi fondamentali». Ma anche Andrea Roventini, il ministro dell'Economia che vorrebbe Luigi Di Maio se diventasse premier aveva mandato segnali in questa direzione. Il professore della Sant'Anna di Pisa aveva auspicato sul blog delle Stelle maggior concertazione con il Parlamento sull'affaire nomine: «Il governo uscente non può decidere “da solo” - aveva scritto e, nei casi in cui non si possa attendere la nascita del nuovo esecutivo, come per Saipem - sarà necessario procedere con intese di carattere generale che coinvolgano l’esecutivo uscente e l’attuale Parlamento».
Ma così non è se Buffagni scatena queste pesanti critiche nel suo lungo post su Facebook dove parla anche di restituire a all'Italia una sovranità che non ha. E si riferisce a un tema enorme come la rete Telecom. «Serve uno scatto di orgoglio», dice. 

«Il nostro stato deve tornare a farsi rispettare dai “cugini d’oltralpe”, - scrive con riferimento neanche troppo velato ai fatti di Bardonecchia -  non siamo terra di conquista di nessuno; per questo è fondamentale riprendere, da mano straniera, la nostra infrastruttura tecnologica e di telecomunicazioni perché l’interesse pubblico è sovrano in un Italia a 5 stelle».

Infine una riflessione su Fincantieri e un posizionamento europeo dentro l'Europa che ha abbandonato tutti gli accenti euroscettici di un tempo: «È da qui che riparte una sovranità italiana all’interno di un quadro europeo: i vostri cantieri navali sono strategici per voi? Per noi lo è l’infrastruttura di telecomunicazione a tutti i livelli dove uno stato innovatore non ha paura ad indirizzare le politiche industriali».  

 
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