Sui poteri a Roma si apre la sfida Lega-FdI alla Raggi

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Mercoledì 26 Settembre 2018, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 17:54
Avendo già dato con i populisti da un paio di anni, quello che manca adesso è un bel sindaco/a sovranista. E a dire il vero, tra battute e documenti ufficiali, timidi e liftati accenni di interesse verso il Campidoglio iniziano a farsi largo sempre di più. Dalle parti della Lega di Salvini, ma anche di Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni. Il blocco sovranista, appunto.
Ed è di ieri la mozione presentata alla Camera per sensibilizzare il premier Giuseppe Conte affinché riconosca a Roma «fondi e risorse speciali» e in generale «più poteri». Attuando così la legge sulla Capitale, approvata a suo tempo dal governo Berlusconi. Lo sprint arriva da Meloni: ieri la discussione e giovedì ci sarà la votazione a Montecitorio. Un'operazione fotocopia: lo stesso documento è stato già approvato all'unanimità proprio in Aula Giulio Cesare, presentato sempre da FdI e da «Giorgia», solo che in versione consigliere comunale.
Una richiesta - «più poteri per Roma» - che si sovrappone a quella ufficiale di Virginia Raggi, che ha già avviato un discorso netto, a suon di dossier, direttamente con il presidente del Consiglio. Segno che ormai il tema è diventato d'attualità.
LA BATTUTA
Sarà stato anche un caso, ma l'affondo di sabato scorso di Matteo Salvini - dal palco della festa di Atreju - a Virginia Raggi è sembrato un modo per iniziare a dividere in maniera netta i destini della Lega da quelli del M5S. E quale miglior platea se non quella della kermesse di Fratelli d'Italia per dire che la grillina «è deludente» perché le strade sono quelle che sono, e cioè «in auto tutti i giorni sembra un rally»?
I leghisti si dicono pronti alla pugna, quando sarà. Tra poco apriranno la prima sede comunale del partito in pieno centro, in via del Tritone. Sabato, ai giardini di Latina immersi nell'architettura razionalista del Ventennio, lanceranno la prima Pontida laziale, benedetta dal ministro dell'Interno e vicepremier. Una manovra che, dai e dai, è destinata a portare a Roma, come tutte le strade. Francesco Zicchieri, coordinatore regionale del partito di Salvini, si limita a dire che «quando ci sarà una finestra elettorale noi ci saremo».
E qui però si entra in campo di non detti e scaramanzie. Tutti sanno che novembre sarà il mese dell'ordalia politica di Virginia Raggi. Se condannata nel processo per falso sulla nomina di Renato Marra, salvo ripensamenti o giravolte pentastellate sul codice etico, ha detto che lascerà il Campidoglio. Se invece uscirà indenne dalla sentenza andrà avanti. E così tutti, sebbene alle prese con i «se», pensano all'ora X. Quando scatterà, occorrerà farsi trovare pronti. Così la vede Salvini, così la vede Meloni. Entrambi d'altronde cementarono il loro rapporto proprio alle comunali del 2016, quelle vinte in scioltezza dal M5S. Un'altra epoca che prima o poi si ripeterà sotto le insegne del sovranismo capitolino, «figlio dei Gracchi», come ha preconizzato Steve Bannon. Nel frattempo le parole chiave sono note. Prima i romani, dicono. Più poteri alla Capitale, concordano. Basta con i campi rom ma anche con le occupazioni dei palazzi, insistono.
LE TENSIONI
Ecco perché l'azione del Viminale, molto rigorosa su questi due temi, spiazza di volta in volta il Campidoglio. Intenzionato a seguire la rotta istituzionale senza frizioni, stando però ben attento a non farsi sovrastare dalla formidabile macchina di propaganda di Salvini ( «la bestia») sui social network, terreno fino a poco tempo fa arato solo dal M5S. In questo gioco di specchi e sospetti, l'asse sovranista si fa strada in attesa degli eventi. Senza mai arrivare a una rottura. Anche perché, posto che «Matteo» non ha la minima intenzione di candidarsi in Campidoglio («Il mio sogno semmai sarà fare il sindaco di Milano, un giorno»), quando sarà occorrerà trovare un nome spendibile e forte. E l'unico sulla piazza è quello di Meloni, che però non ci pensa minimamente a parlare di questi scenari, nemmeno un minuto. «Per favore, eh», mette sempre le mani avanti la leader di Fratelli d'Italia. Che per ora nel doppio ruolo di oppositrice al governo e al Campidoglio continua a seminare sassolini a colpi di mozione. Per fare in modo che il prossimo sindaco/a abbia più poteri. Sperando che sia femmina e sovranista.
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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