Voto, la strada è sbarrata. Berlusconi: per Forza Italia tratto io

Voto, la strada è sbarrata. Berlusconi: per Forza Italia tratto io
di Marco Conti
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Venerdì 30 Marzo 2018, 08:05
Probabilmente molti degli argomenti che le delegazioni di tutti i partiti useranno a metà della prossima settimana nei colloqui con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, saranno diversi da quelli emersi nelle dichiarazioni pubbliche. Se così non fosse, lo stallo in vista della costruzione di un governo non sarebbe aggirabile a breve e occorrerà qualche giorno di riflessione per incontrarsi di nuovo in un altro giro di consultazioni.

Segnali e volontà concrete per ora scarseggiano. Se non fosse la sotterranea intesa M5S-Lega che permette ai due litiganti di evitare che il terzo goda. Ed infatti al Pd hanno levato quasi tutti gli incarichi negli uffici di presidenza delle Camere e sia Di Maio che Salvini provano a tenere in scacco i dem.

IL RINVIO
Il rischio che la situazione di stallo porti nuovamente alle urne è stato evocato ieri l'altro da Matteo Salvini e ieri tornava in molti colloqui che si sono intrecciati nel Transatlantico. Parlare di ritorno al voto significa però che la politica e i partiti si arrendono. Senza contare che il percorso per arrivarci non sarebbe comunque facile. Alcuni passaggi vengono infatti sottovalutati. Il primo è che tornare al voto a giugno è pressoché impossibile. A meno che non si immagini uno scioglimento già la prossima settimana, o di aprire i seggi elettorali ad agosto. In autunno non si è votato lo scorso anno - malgrado ci fosse chi lo chiedesse - come negli anni precedenti. La necessità di mettere i conti in sicurezza attraverso il varo della legge di bilancio, resta sempre un valido e sentito argomento per rinviare. Si potrebbe, come già sostenuto da qualcuno, tornare alle urne nella prossima primavera. Magari a ridosso delle elezioni europee. Possibile, certo. Ma intanto occorre dare al Paese un governo perché superare l'estate con un esecutivo in carica solo per gli affari correnti, potrebbe rappresentare un rischio. Senza contare che un governo serve se si vuole mettere mano alla legge elettorale ed evitare che dopo il voto ci si ritrovi nella situazione attuale.

I SEGNALI
E così si torna al nodo della questione e a quella sorta di ineluttabilità di accordo - mini o maxi che sia - che potrebbe spingere forze politiche a corto di argomenti a chiedere un aiuto al Capo dello Stato. Uno scenario che il Quirinale, a pochi giorni dalle consultazioni, non intende nemmeno prendere in esame confidando sulle possibili soluzioni che potrebbero offrire i rappresentanti delle delegazioni dei partiti. Sinora non ne sono arrivate, ma le consultazioni al Quirinale sono un rito della Repubblica dove è più complicato nascondersi. La Pasqua impone a tutti una pausa di riflessione. Mattarella resterà a Roma in vista degli incontri. Si comincia mercoledì con i presidenti delle Camere Casellati e Fico e poi, a seguire, le delegazioni di tutti i gruppi parlamentari cominciando dal più piccolo sino al M5S. L'arrivo di moltissimi parlamentari grillini e leghisti nei ruoli chiave di Camera e Senato rende scontato l'intervento sui vitalizi degli ex parlamentari. Qualche segnale tra i due partiti sul programma emerge, ma la sostanza non cambia. Salvini non molla Berlusconi. «Per FI tratto io», ripete il Cavaliere che giovedì salirà al Quirinale. Ma il M5S non vuole i voti dell'ex premier nemmeno in fotografia. Dal canto suo Di Maio continua a pensare di essere l'unico candidato possibile per palazzo Chigi, a meno che - sostiene - non si voglia smentire il dato elettorale.

Se Di Maio si è incartato, puntando prima sul Pd e poi sulla spaccatura del centrodestra, è presto per dirlo. Se così fosse il Movimento dell'uno vale uno, potrebbero chiedergli un passo di lato. Magari non subito ma tra qualche settimana. Se invece Di Maio insiste si avverano i sospetti di coloro che da tempo pensano che l'asse Di Maio-Salvini punti in realtà al voto subito. La sensazione è che però in questo caso dovranno vedersela non solo con Mattarella ma anche con il Paese.

 
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