Perugia, bottigliate all’Afro pub sotto gli uffici della Regione: era appena stato riaperto

L'intervento della polizia domenica notte a Fontivegge
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Martedì 28 Agosto 2018, 13:51
PERUGIA - A bottigliate. Con il solito corredo sonoro di urla, gente che si ricorre e si minaccia in una lingua il più delle volte sconosciuta. Rumori che vanno a sommarsi a quelli della musica dentro e fuori il locale etnico di cui i partecipanti alla rissa sono stati frequentatori fino a pochi secondi prima della zuffa. Rumori che terminano con quelli delle sirene delle pattuglie della polizia, e in questo caso anche della guardia di finanza, letteralmente “volate” sul posto visto che i racconti al 113 erano allarmanti.

Eccola, la descrizione sonora della baraonda avvenuta nella notte tra domenica e lunedì in zona Fontivegge. Una baraonda che, secondo chi in zona ci vive e ci lavora, potrebbe non essere un caso puntando il dito verso la recentissima riapertura di un Afro pub rimasto chiuso nell’ultimo mese su ordine del questore per gravi motivi di ordine pubblico.

AL BROLETTO
Il locale nel mirino dei residenti è uno di quelli in zona Broletto, a fianco e sotto gli uffici della Regione. I motivi per cui sia scoppiata la violenta rissa sono al vaglio degli investigatori della questura, che stanno cercando di ricostruire nel dettaglio quanto accaduto e perché sia accaduto. Ma sta di fatto che, quando volante e finanza sono arrivati sul posto, hanno trovato quattro persone rimaste ferite a seguito del violento confronto a bottigliate. I quattro, che da quanto si apprende sarebbero tutti di origini africane, sono stati portati prima al pronto soccorso e poi in questura per tutti gli accertamenti di rito. Probabile che le cause della rissa possano essere state un mix di qualche conto in sospeso tra gruppi e l’abbondante consumo di alcol, in grado di rendere esplosive situazioni già molto delicate. Il locale era stato, come detto, chiuso a metà luglio un mese fa dopo l’arresto dei proprietari in quanto coinvolti in un giro di prostituzione di nigeriane che vedeva nel locale proprio il punto focale per il loro «reclutamento» attraverso fittizi contratti di lavoro. A gestirlo da qualche giorno ci sarebbe un familiare di uno dei due.
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