Dio «cammina e soffre in tanti volti che soffrono per l'indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli. Anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall'apatia e dall'immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato», ha detto Francesco nell'omelia a Campo Santa Maria La Antigua. «È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare. Sempre la stessa tentazione. È più facile e 'paga di più' essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell'applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente».
I bambini abortiti, le donne maltrattate, i giovani senza lavoro, sono le nuove sofferenze di oggi. «Padre, oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga: nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un'infanzia, una famiglia, un'educazione; che non possono giocare, cantare, sognare...; nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno».
«Com'è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell'intimidazione!». «Per Te non è così, Signore: nella croce ti sei identificato con ogni sofferenza, con tutti quelli che si sentono dimenticati.
Per Te non è così, Signore, perché hai voluto abbracciare tutti quelli che tante volte consideriamo indegni di un abbraccio, di una carezza, di una benedizione; o peggio ancora, nemmeno ci accorgiamo che ne hanno bisogno», ha aggiunto il Papa.
La via crucis oggi «si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale», ha detto il Papa nella preghiera con i giovani. La via crucis si prolunga oggi anche «in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore».
«Vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizza e meno ancora generalizza con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale».
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