Roma, visita a sorpresa del Papa
in una comunità del Laurentino 38

Roma, visita a sorpresa del Papa in una comunità del Laurentino 38
di Franca Giansoldati
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Sabato 8 Dicembre 2018, 12:37
Direzione: Laurentino 38, periferia dimenticata con palazzi troppo alti ai confini della campagna romana. La macchina blu di Papa Francesco parcheggia senza dare troppo nell'occhio. I gendarmi controllano l'indirizzo. «Sì, siamo arrivati». La sera, senza il traffico, il centro disterebbe poco ma questa è una zona disgraziata, che fa parlare di sé solo per i fatti di sangue e le retate della polizia. Stavolta, invece, merita la cronaca per la visita a sorpresa del Papa a una comunità terapeutica riabilitativa, Il Ponte e l'Albero, dove vivono i cosiddetti malati fantasma, persone che soffrono di gravissime malattie psichiche. Sono in dodici e provengono tutti da famiglie prive dei mezzi per affiancarli in questo percorso di sofferenza immensa. Il disagio mentale ha tante facce ma spesso un unico sbocco, la solitudine.

Il Papa a piedi, si fa due scaloni di uno dei ponti del Laurentino raggiungendo i ragazzi e sorprendendoli nel mezzo di una delle loro attività. Chi guarda la tv, chi chiacchiera, chi giova a carte. Il trambusto che ne segue trasforma un pomeriggio usuale in un momento di festa. Con questa visita, Papa Francesco ha esaudito il desiderio dei ragazzi: mesi fa gli avevano scritto una lettera raccontandogli delle difficoltà quotidiane, della fatica ad avere amici, del dolore e del panico, ma anche della volontà a proseguire nel cammino di cure insieme a psichiatri, psicologi e infermieri. Il Papa si è seduto tra loro ed è iniziato un dialogo spontaneo. Non sono mancate le battute, le risate ma soprattutto ha prevalso l'aspetto dell'ascolto. Nel frattempo sono arrivati alcuni genitori che hanno abbracciato l'ospite commossi. Difficile descrivere l'emozione. «L'attenzione di Papa Francesco verso chi soffre di un disagio mentale», ha spiegato più tardi Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl, «è di grande aiuto per chi è impegnato nel reinserimento sociale». Uscendo dalla struttura Francesco, accompagnato da monsignor Rino Fisichella, ha lasciato in dono un gigantesco panettone di 10 chili, fatto preparare apposta da una pasticceria romana. Nel frattempo il tam tam sulla presenza del Papa al Laurentino 38 raccoglieva in poco tempo una piccola folla di abitanti. Dal loro aspetto, si leggeva tutta la fatica quotidiana e taqnta povertà. «France' non te dimentica' di noi». Molti piangevano. «Grazie per essere venuto, noi qui semo scomparsi da ogni radar». Fisichella che dieci anni fa è stato vescovo ausiliare in quel settore di Roma spiegava che la periferia della Capitale presenta sacche davvero problematiche, aree praticamente abbandonate, con famiglie in grande difficoltà, bisognose di tanti sostegni. La missione per i malati però non doveva terminare lì, perché risalito di nuovo in auto Papa Francesco si è diretto a Trigoria, altra zona Sud, altro scenario, medesima sofferenza umana.

La seconda tappa aveva al centro il dolore dei bambini oncologici e di tante mamme e papà costretti a trasferirsi per lunghi periodi a Roma, senza averne i mezzi per farlo.
Gli ospiti della struttura sono in maggioranza italiani ed arrivano dalle regioni del sud, costretti a spostarsi presso i grandi centri sanitari di Roma per le cure. Campus Biomedico, Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena, Bambin Gesù. Il servizio offerto mette in evidenza il fenomeno delle migrazioni sanitarie, con l'aggiunta del carico di disagio e povertà che ne comporta. Il Papa si è fermato a giocare e a scherzare con tutti. Due bambini, Achille e di Andrei, di 13 e 11 anni gli hanno raccontato la loro storia. Poi gli hanno donato un disegno dai colori vivacissimi. Rosa, fucsia, giallo. Cosa volevi rappresentare? «La speranza».
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