Al di là del Tevere assicurano che non c'è nessun retroscena particolare, solo la normale prassi. All'inizio del mandato ogni presidente del Consiglio inoltra in Vaticano una formal richiesta di udienza. Stavolta il carattere privato dell'incontro non ha consentito discorsi, non c'erano ministri al seguito e persino i giornalisti non hanno potuto seguire con un pool l'evento nello studio privato del pontefice. Tutto è rimasto racchiuso in un rigoroso cerimoniale e raccontato attraverso qualche foto opportunity di rito, un video di qualche secondo pubblicato sul sito Vatican News e una brevissima riflessione pubbicata stavolta sulla pagina Facebook del premier. «Abbiamo richiamato il rispettivo impegno che stiamo portando avanti per realizzare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, un ampio disegno riformatore della comunità in cui operiamo.Ci siamo confrontati – prosegue Conte con un linguaggio ampolloso - sui temi delle diseguaglianze sociali, delle migrazioni, dell'ambiente, della pace. È stato un incontro molto toccante, che mi rinnova nell'impegno politico, etico, sociale a operare con grande determinazione per migliorare la nostra società e per rendere tutti i cittadini pienamente partecipi del progetto di benessere sociale ed economico».
L'ambasciatore Pietro Sebastiani che ha accompagnato nel Palazzo Apostolico il premier non ha voluto rilasciare nessuno commento. Probabilmente anche il diplomatico era a disagio davanti alla decisione del Vaticano di derubricare a visita privata l'aspettativa di una visita di Stato. Il segnale del low profile vaticano è stato netto. Il breve colloquio previsto è servito ad uno scambio di opinioni sia sul fronte internazionale che sulla situazione interna, ultimamente segnata dallo scontro sui migranti.
Un muro contro muro che vede da una parte il ministro dell'Interno, Salvini e dall'altra Famiglia Cristiana e Avvenire, oltre che un buon numero di vescovi e cardinali. Recentemente il Vaticano non ha mancato di manifestare una certa delusione per il mancato appoggio al Global Compact on Migration siglato a Marrakesh da 164 nazioni. Al patto Onu sui migranti non hanno aderito diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, l’Australia, l’Austria e la Lettonia. L’Italia e la Svizzera hanno annunciato di volere sottoporre il testo all’esame del Parlamento prima di aderire anche se Inizialmente l'Italia avrebbe dovuto firmarlo.
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