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Giampaolo Pansa: "Uccidete il comandante Bianco"

Un altro mistero della Guerra Civile

(l.a.) - Da oggi, martedì. è in libreria "Uccidete il comandante Bianco - Un mistero nella Resistenza'', del giornalista e scrittore casalese  Giampaolo Pansa. Editore Rizzoli.

E' la storia del comandante partigiano Aldo Gastaldi, più noto col nome di Bisagno (Genova, 17 settembre 1921 – Desenzano del Garda, 21 maggio 1945). Tra l'altro dal libro scopriamo che 'Bisagno' era stato 'accasermato' a Casale come ufficiale del Secondo Genio. 

Dice Pansa: "Ho usato fonti molto diverse, a cominciare dalle memorie di chi è salito in montagna con lui nell’autunno del 1943, quando aveva appena ventidue anni. Ma mi sono avvalso anche di molti passaggi ideati da me. Ecco il ritratto di un giovane altruista, coraggioso, un cattolico che non aveva paura di morire, convinto che il suo destino fosse nelle mani di Dio. Non essere comunista lo rendeva diverso dai dirigenti rossi, la maggioranza nelle file dell’antifascismo armato. Eppure Bisagno guidava la divisione partigiana più forte della Liguria: la Cichero, una formazione delle Garibaldi. Ritenuto troppo legato alla Curia genovese e ai democristiani ancora clandestini, era destinato a entrare in contrasto con i quadri del Pci che puntavano a conquistare il potere in Italia. Lo scontro emerse con asprezza negli ultimi mesi della Resistenza…. Bisagno morì in un incidente stradale molto dubbio. Questo libro propende per un delitto deciso dal nuovo potere rosso…".  In parole povere ci sono ancora molti aspetti della nostra guerra civile avvolti nel mistero.  

Come sempre Pansa "approfitta" del libro per svelare tratti della sua biografia: "Nel 1945, quando avevo dieci anni stavamo in via Corte d'Appello nel centro della città. Era una strada che cambiava nome di continuo a seconda dei regimi politici. Durante la guerra civile era intitolata a Ettore Muti". Pansa ricorda poi il vicino palazzo Langosco dove "nel grandissimo salone d'ingresso stava appeso l'aereo di Natal Palli, il giovane pilota casalese che nella prima guerra mondiale aveva portato Gabriele Dannunzio nel volo su Vienna. Andavo a vedere spesso l'apparecchio perché mi affascinava. Appariva come un gigantesco moscone sempre pronto a volar via con un batter d'ali…". Possiamo aggiungere che oggi questo velivolo storico è una star del Museo Caproni di Trento.

Nel volume non mancano gli accenni alla vicenda Eternit, ma su tutto ritorneremo nel giornale cartaceo di venerdì.